ROMA. Per i lavoratori italiani non sarà possibile dal mese di marzo scegliere di liquidare Trattamento di fine rapporto (Tfr) in busta paga. Manca ancora infatti il varo definitivo del Dpcm con le istruzioni operative. Il tutto nonostante la legge preveda quale periodo oggetto di liquidazione quello che va proprio da marzo 2015 a giugno 2018. Lo rileva l'Osservatorio della Fondazione Studi del Consulenti del Lavoro. In questi giorni si stanno completando le operazioni di elaborazione delle buste paga dei dipendenti delle medie-grandi aziende, che pagano le retribuzioni entro il giorno 27 del mese. Si tratta del 60% circa dei rapporti di lavoro del settore privato. E nella prossima settimana cominceranno le elaborazioni che riguardano le micro-piccole aziende. Insomma - affermano i Consulenti del Lavoro - il processo mensile che porta alla gestione della busta paga si è messo in moto e non ci sono più spazi di recupero, perlomeno per il mese di marzo. Questo vuol dire che anche se il Dpcm andasse in Gazzetta Ufficiale oggi le aziende non sarebbero in grado di liquidare il Tfr ai lavoratori interessati all'opzione. Non ci sono più i tempi tecnici per acquisire le disposizioni attuative e gestire il modello per effettuare la richiesta ai datori di lavoro. Istruzioni e modulo sono contenuti nel decreto in commento. Il ritardo - affermano i Consulenti del Lavoro - oltre a tradire le aspettative di quella parte di lavoratori interessati alla liquidazione del Tfr in busta paga, continua a lasciare al buio le aziende che si stanno preparando da tre mesi a questa rivoluzione. La legge di stabilità, infatti, è entrata in vigore il 1 gennaio 2015.