Lunedì 23 Dicembre 2024

Jobs act, Poletti: "Nel 2015 ci saranno 150 mila nuovi posti di lavoro"

ROMA. L'impatto del Jobs act sul mercato del lavoro sarà visibile nel secondo trimestre di quest'anno, «quindi aprile, maggio e giugno perchè a marzo avremo l'approvazione definitiva e ognuno avrà il tempo di capire di cosa si tratta. Un pò di tempo serve, anche perchè noi siamo alla coda di una crisi che dura da sette anni e sappiamo che il lavoro parte sempre un pò dopo la ripresa economica». Lo afferma il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, intervistato da Rtl 102.5, secondo quanto riporta un comunicato della radio. «La mia opinione, quella del Presidente del Consiglio e anche quella del Ministro competente è che il tema delle assunzioni dei precari vada risolto entro i termini che sono previsti per poter far lavorare le persone nel prossimo anno scolastico», cioè entro settembre. «Se è possibile ottenere questo risultato con un voto del Parlamento, benissimo, se non dovesse essere possibile, abbiamo altri strumenti e li useremo». In una prima fase, spiega il ministro, le aziende tenderanno a far tornare a lavoro i cassintegrati e ad utilizzare appieno gli impianti, ma nell'arco del 2015 «sono convinto che potremo avere intorno i 150.000 posti di lavoro in più. Se pensiamo che un anno fa ne abbiamo persi 200.000 credo che sia un cambiamento di segno. Poi - prosegue - sappiamo che la dinamica della crescita tende ad incrementarsi, come una partenza da fermi: se si parte da fermi si va pianino, poi dopo un pò si accelera». Le norme di maggior aiuto per questo processo, evidenzia ancora, sono «da una parte quella prevista dalla legge di riforma del mercato del lavoro che interviene a definire in termini molto più certi e molto più chiari quali siano i confini per i quali è possibile licenziare, cosa succede se accade questo fatto, quali sono i costi economici di questa operazione, o quali sono gli obblighi di legge per reintegrare una persona». Dall'altra la riduzione del costo per chi assume a tempo indeterminato, «perchè per tre anni gli oneri contributivi, quelli che servono per la pensione, saranno a carico dello Stato e insieme a questo abbiamo tolto dalla base imponibile dell'IRAP, il costo del lavoro e i contratti a tempo indeterminato». «Abbiamo dato una spallata molto forte ad un'idea consolidata in questo Paese secondo cui, anche chi voleva assumere, l'ultima delle cose che pensava era di assumere a tempo indeterminato. Noi - conclude - vogliamo che assumere a tempo indeterminato torni ad essere il modo normale di assumere, e lo facciamo sia cambiando le regole, sia rendendo più economico il lavoro stabile del lavoro precario».

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