ROMA. Ben 87 mila imprese, 418 mila occupati, consumi per 24 miliardi di euro e un valore aggiunto di 14 miliardi di euro. Sono alcuni dei numeri dell'economia balneare italiana emersi a un convegno sull'argomento organizzato dal Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe-Confcommercio. E proprio il presidente del Sib, che associa circa 10.000 imprese balneari, lancia l'allarme: «L'offerta dei servizi di spiaggia in Italia nasce da lontano, ma oggi rischia di non avere più un futuro». «Questo sistema turistico balneare italiano oggi - continua - va difeso con forza perchè i rinnovi delle concessioni demaniali esistenti con procedure di evidenza pubblica, così come ci imporrebbe l'Europa, avrebbero come conseguenza la fine dell'attuale concezione di "fare impresa", senza alcun beneficio per l'economia e soprattutto per il nostro turismo». Le presenze in spiaggia degli italiani - secondo i calcoli del Sib - in 6 anni sono crollate del 41%: dai 241.759.000 del 2008 ai 140.612.000 dello scorso anno. Ma il mare si conferma la prima destinazione turistica italiana con il 30% delle presenze complessive ed un trend in costante crescita per il turismo straniero (+13% dal 2008). «Rammentiamo che la nostra categoria oltre al pagamento di un canone concessorio pari a circa 120 milioni di euro - continua Borgo - fornisce una serie di servizi di carattere pubblico che ci impegnano a una spesa, solo per il 2014, che può essere stimata in 190 milioni di euro per il salvamento e in 450 milioni di euro per la manutenzione dell'arenile».