PALERMO. Un ex dipendente di Auchan che ha vinto una causa al Tribunale del lavoro per l’inquadramento in un livello superiore. Altre due lavoratrici di Upim assunte a tempo indeterminato perché l’azienda le aveva reclutate per un periodo di tempo limitato e senza specificare le motivazioni, infrangendo quindi la normativa sui contratti a tempo determinato. Sono tre cause vinte da altrettanti iscritti alla Uiltucs Uil Sicilia, che però adesso lancia l’allarme: “Oggi – spiega il segretario generale Marianna Flauto – alla luce del l'intervenuta riforma del mercato del lavoro sul rapporto a termine, si favorisce un utilizzo incontrollato di tale tipologia contrattuale svincolato da qualsiasi causale e per un periodo di ben 36 mesi, con la possibilità di più proroghe. Ciò significa che soprattutto nei settori del commercio, dei servizi e del turismo, dove questa formula contrattuale è ampiamente utilizzata, aumenteranno le violazioni a danno dei lavoratori che avranno paura di non vedersi prorogato il contratto e subiranno in maniera più frequente violazione delle norme come ore lavorate aggiuntive non pagate, festivi non pagati o mancato riconoscimento dei riposi”. La Uiltucs spiega che “per quanto concerne il diritto alla reintegra derivante dall'art.18 dello statuto dei lavoratori, questo viene praticamente limitato esclusivamente ai casi di licenziamento discriminatorio o nullo ed in una fattispecie limitata di licenziamenti disciplinari. Alla luce della nuova riforma la reintegra viene praticamente sostituita dall'indennizzo”. I ricorsi presentati e vinti col supporto dell’avvocato Francesco Domeniconi furono presentati invocando l'applicazione della vecchia normativa sul contratto a termine che prevedeva particolari casistiche quali ad esempio la stagionalità, periodi di maggiore intensità di lavoro legati a promozioni, periodo di saldi, ecc…. “In questi casi – prosegue Flauto - la causale costituiva elemento determinante nella costituzione di tale rapporto e dunque la violazione di questa poteva configurare la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato”. Con al nuova riforma, conclude il sindacato, “viene data la possibilità alle aziende di potere utilizzare a loro piacimento e senza alcun vincolo questa tipologia contrattuale con l'unico limite della percentuale di utilizzo sul totale dei lavoratori a tempo indeterminato. Quindi con il Jobs act non ci sarà più alcun reintegro per i casi simili a quelli per i quali è stato promosso e vinto il ricorso. In pratica con il Jobs act si realizza un sistema estremamente flessibile per le imprese ma il prezzo più grosso lo pagano i lavoratori, che saranno sempre più sfruttati in assenza di maggiori controlli sui datori di lavoro”.