Lunedì 23 Dicembre 2024

Pagamenti elettronici, "Italia ancora in forte ritardo"

ROMA. «Resta tuttora elevato il ritardo nell'utilizzo di strumenti alternativi al contante». Lo evidenzia il vice direttore generale dell'Abi Gianfranco Toriello in audizione alla Camera. «Abi ritiene dunque che, a fronte dell'ampio panorama normativo e dell'attiva azione delle banche nell'offerta di servizi tecnologicamente avanzati, non sia funzionale insistere sul solo concetto di 'tracciabilita» e continuare a imporre norme vincolanti«, aggiunge Toriello, che propone una triplice azione dell'autorità pubblica: accelerare la digitalizzazione dei pagamenti della Pa; introdurre incentivi di carattere fiscale per chi utilizza strumenti di pagamento elettronico; e un'incisiva azione culturale e formativa che faccia emergere i costi occulti dell'utilizzo del contante per l'intera economia. «I pagamenti elettronici crescono, ma a ritmi inferiori a quelli di altri paesi e, soprattutto, si continua ad ampliare il divario tra l'utilizzo pro-capite annuo», evidenzia Toriello: «nel 2013, 75 operazioni annuali per abitante nel nostro Paese erano con strumenti alternativi al contante, contro i circa 200 nell'area dell'euro. E ciò a fronte di un assetto infrastrutturale per i pagamenti elettronici perfettamente paragonabile a quello di altri paesi europei - a fine 2013 in Italia vi erano 40.000 ATM e più di 1.500.000 POS». Nel corso degli ultimi anni sono state emanate molte norme in Italia e tutte «hanno il potenziale per accelerare la graduale tendenza verso un maggior ricorso a strumenti di pagamento elettronico», osserva il vice direttore generale dell'Abi, che sottolinea però come occorra «dar modo a queste norme di esplicare i loro effetti che necessariamente si potranno manifestare solo nel medio periodo» perchè comportano profondi mutamenti nella domanda e offerta. «La lenta evoluzione nell'utilizzo degli strumenti di pagamento elettronico nel nostro Paese - aggiunge -, oltre che ai vantaggi 'meno nobilì dell'uso del contante che ho richiamato in precedenza, va ascritta infatti anche a ragioni culturali, demografiche, sociologiche e psicologiche, a erronee percezioni relative alla minore sicurezza e, nuovamente, al timore di un 'grande fratellò, che vuole conoscere le mie spese, abitudini e preferenze attraverso pagamenti 'tracciabilì».

leggi l'articolo completo