Venerdì 22 Novembre 2024

Barone: «Il 60% dei giovani è senza lavoro, aiuti a chi vuole crearlo»

PALERMO. «La disoccupazione per l'Istat è cresciuta nel 2014 di oltre un punto, toccando il 20 per cento in Sicilia. Ma il dato è drammaticamente superiore. Quella giovanile, ad esempio, supera il 60 per cento. Cercare lavoro nell'Isola sembra inutile. Tanto è vero che i neo laureati, soprattutto in materie scientifiche, emigrano e sempre più spesso non tornano più. Perdiamo così le nostre migliori risorse intellettuali». A parlare è il segretario generale della Uil Sicilia, Claudio Barone, che traccia una mappa degli interventi che potrebbero favorire sviluppo e buona occupazione ma che ancora oggi sono bloccati: da Gela a Termini Imerese, passando per il cantiere navale di Palermo. «Negli ultimi cinque anni sono andati persi circa 200 mila posti di lavoro e hanno chiuso i battenti oltre quattromila imprese. Ad essere colpiti soprattutto i settori del commercio, dell'edilizia e dell'industria. Insomma è un disastro economico». Quali vertenze preoccupano di più? «Due miliardi di euro sono previsti dall'accordo con l'Eni a Gela in seguito alla chiusura della raffineria. Soldi che devono essere spesi in centrali per biomasse e prospezioni petrolifere - cioè lavoro per chimici, edili, metalmeccanici e agricoltura - ma che ancora oggi sono al palo. Il governo regionale per Gela, non ha nemmeno richiesto il riconoscimento dello stato di crisi, necessario per fare partire gli investimenti. Al cantiere navale di Palermo è ancora fermo l'appalto per la costruzione di un super bacino galleggiante da 80 mila tonnellate per realizzare trasformazioni navali e offshore. Se questo progetto non partirà, il cantiere - polo di eccellenza in questi settori - rischia di chiudere. Senza sbloccare gli investimenti è impossibile difendere il nostro tessuto produttivo». Cosa chiedete al governo regionale per attivare gli investimenti e ottenere il rilancio dell'economia siciliana? «Si deve colpire l'immobilismo burocratico e sventare le azioni di boicottaggio nei confronti di chi vuole realizzare qualsiasi iniziativa produttiva. Bisogna monitorare le procedure autorizzative e garantire tempi certi per le risposte. Chiediamo, insieme agli imprenditori, una cabina di controllo per verificare i problemi e interventi per dare soluzioni rapide». Come reputate lo stato di salute delle casse della Regione, alla luce dell'approvazione dell'esercizio provvisorio? «Lo reputiamo pessimo. E con i due miliardi del nuovo mutuo contratto dalla Regione continueremo a pagare le addizionali per i prossimi trent'anni. Gli sprechi non sono stati tagliati e alla fine a pagare il conto sono sempre i più deboli. Nella formazione professionale, ad esempio, non c'è alcuna riforma per rendere il sistema più efficiente ma si risparmia licenziando migliaia di lavoratori. Tutta gente a cui non si offre alcuna alternativa di lavoro: la peggiore macelleria sociale». Cosa credete sia opportuno fare, per risanare il deficit della Regione? «Prima di tutto bisogna intervenire aumentando le entrate della Regione. Per esempio, spendere i soldi dell'Unione Europea, anziché farseli "fregare" da Roma, farebbe affluire ingenti risorse di prelievo fiscale. Ma per questo è importante anche la lotta all'evasione fiscale. Riscossione Sicilia è un colabrodo e i grandi evasori sfuggono con facilità ai controlli. Bisogna recuperare subito efficienza e trasparenza o sarà inevitabile trasferire il personale e la gestione del servizio ad Equitalia. Vanno tagliati gli sprechi più scandalosi come quelli dei costi della politica. Ma non basta. È necessario razionalizzare la spesa della Pubblica Amministrazione ma senza improvvisazioni e pasticci. Il taglio delle pensioni dei dipendenti regionali proposto da Baccei è, infatti, tecnicamente sbagliato ed è facile prevedere una valanga di ricorsi che la Regione, regolarmente, perderà. Anche sui Forestali non accettiamo demagogia. Il sindacato chiede di tagliare storture come l'esternalizzazione dei servizi e la duplicazione delle strutture dirigenti. Si doveva risparmiare con l'abolizione delle Province ma c'è ancora il caos più totale e nessuna idea su come gestire personale e servizi nel territorio. La raccolta dei rifiuti al collasso mentre la Taru è alle stelle. Il governo deve mettere mano davvero a tutte alle riforme confrontandosi con i sindacati o la tensione sociale esploderà in maniera incontrollabile». Come giudica il piano proposto dall'assessore all'Economia, Alessandro Baccei, che prevede la riduzione delle partecipate? «La riorganizzazione delle Partecipate va fatta, non solo annunciata. Non basta solo tagliare qualche consiglio di amministrazione, è necessario invece rendere la spesa produttiva e attivare servizi efficienti ed efficaci. Una proposta della Uil, per esempio, è di accorpare la Seus, società che gestisce il 118, alla parte della Sas che si occupa di servizi sanitari, creando così un'Agenzia organica al servizio sanitario regionale che si possa raccordare meglio con le Asp». Quanto crede che possa essere utile il commissariamento per la Sicilia? «Un commissario, senza alcuna responsabilità politica, farebbe il lavoro sporco ovvero tagli indiscriminati senza curarsi delle conseguenze sociali. Certo già il quadro è tragico e i siciliani sono sull'orlo della disperazione. Siamo consapevoli che, se la classe politica siciliana resta immobile e attaccata alla poltrona, c'è il rischio che questo commissario alla fine arrivi sul serio». Come si potrebbe bloccare quest'emorragia di giovani che lasciano l'Isola e la crescita della disoccupazione? «Prima di tutto è necessario sbloccare gli investimenti e migliorare servizi e infrastrutture. Chi investe in Sicilia deve trovare un clima favorevole, non ostacoli di ogni tipo. Solo così possiamo trovare risorse per creare buona e nuova occupazione produttiva. Il Turismo, ad esempio, può creare importanti opportunità di lavoro ma la nostra Isola ha bisogno di collegamenti adeguati. Per questo è intollerabile l'annuncio di Ferrovie italiane di volere abolire i treni a lunga percorrenza. Tanti giovani qualificati potrebbero trovare occasioni di lavoro attraverso la valorizzazioni dei beni culturali e monumentali. Ma musei e siti archeologici devono restare aperti tutto l'anno, e non chiusi con l'alibi degli "straordinari" dei custodi. Basterebbe turnare bene i lavoratori delle Partecipare e utilizzare i sussidiati Asu. La politica siciliana, indifferente allo sviluppo produttivo, fino ad ora ha cercato il consenso solo tramite l'assistenzialismo. Oggi mentre fa macelleria sociale cerca risorse per creare nuovo precariato. La Uil, al contrario, chiede la stabilizzazione dei precari che già ci sono e di non farne altri. In tutti i settori sono già in programma iniziative di protesta e sarà un crescendo».

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