PALERMO. In Sicilia la paralisi del mercato delle opere pubbliche ha portato la crisi del settore al punto più basso della parabola. Secondo i dati dell’Osservatorio di Ance Sicilia sui bandi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale, nel 2014 sono state poste in gara opere per un importo di appena 356,4 milioni di euro, pari a -3,58% rispetto al 2013. A confronto con il 2007, anno di inizio della crisi, quando furono pubblicati bandi di gara per 1 miliardo e 269 milioni di euro, la differenza registrata dall’Ance Sicilia è del -71,93%. Nel 2014, come osservano i costruttori edili siciliani, l’andamento sarebbe stato peggiore se non fossero intervenute cinque gare di un certo rilievo, per un totale di 62,8 milioni di euro, di cui quattro riguardano la realizzazione delle nuove discariche con fondi nazionali della gestione commissariale dell’emergenza rifiuti in Sicilia. Il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito, sollecita l’impegno del Governo e del Parlamento regionali per “l’immediata approvazione della riforma della legge sugli appalti, a costo zero per il bilancio della Regione, che recepisca i correttivi contro i ribassi anomali che sono stati individuati e condivisi dalla Consulta regionale delle costruzioni di cui fanno parte, oltre a tutte le associazioni di categoria e ai sindacati, anche gli ordini professionali e le associazioni di tecnici e professionisti”. “Infatti – spiega Ferlito – le poche gare bandite vengono aggiudicate con ribassi che ormai si attestano al 36-37%; va ancora peggio nelle gare di progettazione. In sintesi, l’attuale sistema normativo crea una corsa al ribasso d’asta verso un’unica direzione, statisticamente prevedibile. Ciò fa sì che vi sia tendenzialmente una spinta alla formazione di cordate e la tentazione di turbative pur di conquistare il contratto. Tutto ciò evidentemente favorisce la concorrenza sleale di imprese che operano nel torbido e dotate di disponibilità economiche tali da sopperire alle sicure perdite: si pensi che la percentuale massima di spese generali e utile d’impresa prevista dal prezziario regionale è del 25% e oltre questo limite di sconto si è normalmente in perdita. Altrimenti l’unica altra spiegazione possibile ai prezzi fuori mercato è che i progetti siano sbagliati. Sarà un caso – sottolinea Ferlito - , ma opere aggiudicate con ribassi anomali quasi sempre non vengono portate a termine e di questo abbiamo grande evidenza”. “La questione – conclude Ferlito – non riguarda solo il settore edile che ha già perso 100mila posti di lavoro, ma tutti i siciliani che vivono i disagi di eterne incompiute e della mancanza di lavoro. Va subito approvata la riforma degli appalti, perché chi non lo farà si assumerà le conseguenze del collasso dell’economia siciliana e del suo impatto su una collettività ormai allo stremo”.