ROMA. «È indispensabile reintrodurre meccanismi di flessibilità nell'accesso alla pensione», per consentire a chi lavora «di scegliere liberamente il momento di uscita dal lavoro». È la posizione della Cisl al termine del comitato esecutivo nazionale tenutosi ieri: più flessibilità, quindi, per rispondere alle esigenze di vita delle persone, ai problemi del lavoro più faticoso e pesante e ai cambiamenti dell'organizzazione del lavoro e dei sistemi produttivi. Secondo la Cisl, «è indispensabile garantire il diritto dei pensionati a godere della giusta pensione, oggi compromesso da leggi che limitano a 3 anni il termine entro il quale chiedere il ricalcolo della pensione qualora, dopo la liquidazione, ci si accorga della mancanza di periodi contributivi o di errori dell'Inps nella determinazione dell'assegno». Inoltre, «vanno migliorate le pensioni di reversibilità a fronte di effettive condizioni di disagio economico che si manifestino in caso di premorienza con figli a carico» e «il potere di acquisto delle pensioni in essere va tutelato». Infine, «bisogna rendere di fatto obbligatoria la previdenza complementare, specie per i lavoratori più giovani, favorendo tramite i contratti collettivi di lavoro l'adesione generalizzata dei lavoratori ai fondi pensione, nella forma della destinazione obbligatoria del contributo contrattuale posto a carico del datore di lavoro».