NEW YORK. Coca-Cola riduce la propria forza lavoro, tagliando 1.600-1.800 posti nell'ambito del piano di riduzione dei costi da 3 miliardi di dollari. "Non assumiamo decisioni sui posti di lavoro alla leggera", afferma Coca-Cola in una nota. Nel trimestre che si è chiuso il 30 settembre, Coca-Cola ha registrato un calo dell'utile netto del 14%, a 2,1 miliardi di dollari.
Già la scorsa estate la multinazionale di Atlanta aveva aperto una procedura di licenziamento collettivo che riguardava 249 dipendenti italiani della Coca-Cola. Un numero che si somma ai 57 esbueri prodotti dalla chiusura della sede di Campogalliano.
Per il terzo anno consecutivo, quindi, Coca-Cola ha ridimensiona i suoi organici nel nostro Paese, con un ritmo che ha causato finora la perdita di oltre 1000 posti di lavoro. Il ridimensionamento riguarda in particolare la struttura produttiva, l'assistenza tecnica, la sede amministrativa e la struttura commerciale.
La cosa suona a tratti paradossale visto che negli scorsi anni, il Governo Monti aveva ipotizzato, con il Ministro della Salute Balduzzi, una “tassa sulle bollicine”, che avrebbe colpito i produttori di bibite gassate, ma la proposta era stata in seguito cestinata proprio per evitare di compromettere l'occupazione italiana.
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