ROMA. La crisi miete vittime nel mondo del lavoro. Ma colpisce soprattutto i giovani. Infatti negli anni della crisi più nera (2007-2013) i lavoratori tra i 25 e i 34 anni sono calati di 1,6 milioni di unità a fronte di un aumento quasi corrispondente (1,1 milioni) dei lavoratori over 55.
È il risultato di uno studio del Centro Studi della Confindustria che però sottolinea come in questo caso non si possa ipotizzare un rapporti di causa effetto tra i due fenomeni. Nessun 'conflitto generazionale', dunque, anche perché nei paesi in cui il numero dei 'vecchi' occupati aumenta, aumenta anche il numero dei giovani.
Durante la crisi - dice il Csc - i 55-64enni con lavoro sono aumentati di 1,1 milioni, contro il calo di 1,6 milioni tra i 25-34enni. Per gli over 55 il tasso di occupazione è salito al 46,9% nel terzo trimestre 2014 dal 34,2% nel terzo 2007.
Per i giovani il tasso di occupazione è sceso di 11,2 punti percentuali a 59,1%. Questo andamento a forbice - dice il Csc - è stato comune a quasi tutte le economie europee, ma è risultato più accentuato in quelle che hanno subito le maggiori contrazioni di domanda e produzione.
Nella classifica tra i più significativi paesi della Ue l'Italia è quarta per incremento nel 2007-2013 del tasso di occupazione tra i lavoratori «anziani», dietro a Germania, Polonia e Paesi Bassi. Ed è quarta anche per dimensione della caduta del tasso di occupazione tra i «giovani», preceduta da Grecia, Spagna e Irlanda.
Il calo dell'occupazione giovanile è riconducibile all'aumento registrato tra gli anziani? Il confronto internazionale non conferma questo effetto "spiazzamento", dice Csc . Anzi, dove maggiori sono livelli e incrementi dell'occupazione di persone più avanti negli anni, più elevati sono anche livelli e incrementi dell'occupazione giovanile.
Tuttavia, rimane urgente rendere più occupabili i giovani italiani, con una maggiore integrazione tra istruzione e lavoro. Inoltre, riforme che rendano più moderni il funzionamento del mercato del lavoro, come punta a fare il Jobs Act, e il sistema di contrattazione salariale favorirebbero più lavoro per tutti. Per scongiurare che i futuri aumenti del tasso di occupazione degli anziani possano spiazzare il lavoro per i giovani sono necessari interventi che aumentino l'occupabilità di questi ultimi.
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