PALERMO. In Sicilia negli ultimi mesi, fra imprese chiuse e cantieri sospesi, il numero di licenziamenti nel settore edile è salito a quota 90 mila; mentre, 40 mila liberi professionisti si ritrovano sotto la soglia di povertà, con redditi annui inferiori a 8 mila euro. Sono i dati forniti dall'Ance Sicilia, l'associazione dei costruttori edili, che oggi ha tenuto a Palermo la Consulta regionale delle costruzioni . "Quasi tutte le pubbliche amministrazioni non emettono mandati di pagamento dallo scorso mese di giugno - sottolinea l'Ance -; i turisti che vogliono vedere la famosa Venere di Morgantina ad Aidone trovano nell’Ennese tutte le strade chiuse per frana; la Regione deve ancora impegnare il 48% dei fondi Ue della programmazione 2007-2013, sta perdendo 500 milioni di euro di fondi Pac non utilizzati, ha il bilancio ingessato dalla scelta di garantire spese assistenziali e improduttive". Venerdì a Catania ci sarà un incontro con il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, "l’Ance Sicilia e la Consulta regionale delle costruzioni - si legge in una nota - illustreranno un dossier sulle strade interne dell’Isola chiuse da decenni per frane e solleciteranno provvedimenti di competenza nazionale: l’inserimento nelle prossime riforme, quale la nuova legge urbanistica, della loro automatica applicazione anche alla Sicilia; l’allentamento del Patto di Stabilità per consentire alla Regione di cofinanziare interventi con fondi europei e statali; un Piano stralcio per l’avvio immediato di interventi in Sicilia rifinanziando in prima istanza le infrastrutture viarie delle aree interne già finanziate dalla legge 296 del 2006". I costruttori siciliani inoltre chiederanno degli incontri urgenti anche al governo regionale e all’Ars "per presentare la piattaforma rivendicativa denominata Sblocca Edilizia Sicilia e suddivisa in dieci punti che, dopo il confronto di oggi, prevedono: recepimento automatico e dinamico da parte dell’Ars di riforme nazionali varate anni fa; l' immediato pagamento dei debiti da parte delle pubbliche amministrazioni; sblocco di 118 opere grandi e medie, già finanziate per 5,1 miliardi, alcune delle quali a rischio infrazione da parte dell’Ue per la loro mancata realizzazione; l' utilizzo dei fondi europei e nazionali disponibili; l'assegnazione, per infrastrutture e recupero del territorio, del 50% dei risparmi derivanti dalla “spending review”; una vera semplificazione; controlli di legalità e anticorruzione nella pubblica amministrazione e nei meccanismi delle gare d’appalto oltre ad una più efficace lotta al lavoro nero; incentivi all’edilizia residenziale, soprattutto per interventi in aree edificate già esistenti, degradate o abbandonate; sblocco di piccoli interventi di manutenzione degli edifici pubblici; infine, un sostegno alle nuove progettazioni e alla partecipazione dei giovani professionisti alle gare d’appalto".