PALERMO. Sono migliaia le imprese che non hanno ricevuto dalle pubbliche amministrazioni debitrici una risposta entro i termini in merito alla richiesta di certificazione del loro credito commerciale. Un’operazione indispensabile per potersi recare in una banca e chiedere di cedere il proprio credito, usufruendo delle condizioni previste dal governo Renzi con il decreto 66, ovvero tasso di sconto molto basso (massimo l’1,9% per crediti fino a un controvalore di 50mila euro e l’1,6% per somme superiori) e garanzia dello Stato. La tabella aggiornata resa disponibile dal ministero dell’Economia è una mappa eterogenea, a seconda dei casi, di ritardi tecnici o di mero lassismo. Alla fine di novembre risultavano 15.795 istanze pendenti per un controvalore di circa 1,4 miliardi di euro, di cui oltre 140 milioni nell’Isola. E le pubbliche amministrazioni inadempienti risultano essere 4.616. A giacere senza risposta è quasi un quinto delle 87.651 istanze presentate da un totale di 20.470 imprese registrate sulla piattaforma. Il primato spetta all’Asl Salerno con 211 istanze inevase, per un controvalore di 34,5 milioni di euro. Tra i Comuni spiccano Giarre (63 pratiche per 7,1 milioni) e Napoli (62 per 23,7 milioni). Quanto ai ministeri, la Giustizia compare in testa per il ritardo delle procure di Catanzaro e Palermo (88 e 86 mancate risposte), poi figurano ministero delle Politiche agricole e ministero delle Infrastrutture. Catania prima tra le Università ritardatarie, a quota 28. Sono solo alcuni esempi. Perché c’è un profluvio di amministrazioni che non ha rispettato il termine di 30 giorni entro il quale avrebbe dovuto fornire una risposta al creditore. Lo stesso decreto 66 nel definire il termine di 30 giorni precisa che in alternativa all’accettazione della richiesta, la Pa può opporre un «diniego, anche parziale» ma «puntualmente motivato». ALTRE NOTIZIE SUL GIORNALE DI SICILIA IN EDICOLA