Giovedì 19 Dicembre 2024

Dagli artigiani alle imprese: le olive sono un business. Ecco le più richieste

RAGUSA. Già Plinio ne vantava la bontà e Marziale le consigliava a fine pasto. Estimatori ne furono anche Garibaldi, Puccini e Rossini che se le faceva spedire persino a Parigi. Le olive da tavola da sempre hanno conquistato i palati dei consumatori e la Sicilia con le sue cultivar autoctone è riuscita a fornire dei prodotti apprezzati anche all'estero: dall'Ogliarola Messinese, conciata in verde, unica per le sue caratteristiche per gli aperitivi, alle olive nere («Passuluni») o verdi che ben si prestano per la preparazione di vari tipi di antipasti, o ancora le olive nere come la Moresca e quelle del gruppo delle Nocellare che esaltano il sapore delle pizze. L'oliva da tavola ha tradizioni secolari nell'isola, vero patrimonio degli olivicoltori siciliani. Ma se prima era tutto relegato a delle lavorazioni artigianali familiari, oggi si può ben parlare di vere e proprie imprese di trasformazione. Così come conferma Pippo Ricciardo dell'Assessorato Regionale alle Risorse Agricole, i mercati delle olive da mensa siciliane (per lo più rappresentate dalla cultivar Nocellara del Belice) si sono di recente ampliati ai Paesi UE ed extra UE (Stati Uniti) fermo restando il consueto sbocco interno in regioni come la Campania ed il Lazio. «I produttori si sono un po' staccati dalle vicende mercantili del prodotto - precisa - perché sono i commercianti a preoccuparsene. Il loro interesse è in genere di vendere ad un buon prezzo il prodotto». Buoni intanto i prezzi di vendita delle olive che si è aggirato intorno ad un euro, un euro e dieci al chilo, mentre quelle sotto livello (18 millimetri) sono state destinate all'estrazione con prezzi di gran lunga superiori, ma prima realizzati. «Quest'anno a fine campagna sono state vendute olive (destinate ai frantoi siciliani) anche al prezzo di 1,30 euro al chilo - aggiunge Ricciardo - . I prezzi dell'olio di oliva sono quindi lievitati oltre modo in tutta l'Isola. Partite di olive di questa fattispecie sono state persino vendute fuori regione». E tutto questo nonostante la campagna olivicola non sia stata eccellente dal punto di vista quantitativo. La produzione di olive da tavola ha subito un calo che a dire degli addetti al settore specie nella zona di Castelvetrano e nei comuni limitrofi (cioè nella zona maggiormente vocata) è stata pari al 25% circa della produzione, stimata in 120 mila quintali annui. «Le cause di tale calo - dichiara il dirigente regionale - sono imputabili all'azione della Mosca Olearia e alla prolungata siccità estivo-autunnale. Ciò ha determinato un aumento dei costi di produzione per l'utilizzo continuo dell'acqua consortile». Ad ogni modo la qualità di quelle presenti sul mercato continua a confermare i pregi delle olive da tavola siciliane, in particolar modo quelli della Nocellara del Belice unica tipologia d'oliva a marchio Dop, adatta alla trasformazione in verde e in nero, croccante e sapida al gusto. I consumi intanto sono in aumento come conferma Francesco La Croce, agronomo esperto di olive da tavola, consulente del Consiglio Oleicolo Internazionale, il quale precisa che però questo «maggior consumo impone un aumento delle superfici produttive e ancor di più una sempre più perfetta organizzazione della filiera sino a giungere ai centri di stoccaggio, lavorazione, confezionamento». Se da un lato si assiste all'aumento e alla creazione di nuovi centri, tecnologicamente avanzati, è inevitabile non scorgere però una debolezza commerciale lungo questa filiera in Italia. «Ciò è dovuto - conclude La Croce - a quantità insufficienti per la grande distribuzione, alla eterogeneità delle produzioni per l'elevato numero di cultivar e al ridotto numero di impianti di trasformazione con adeguate capacità di lavorazione, in cui sia possibile applicare moderne tecnologie capaci di garantire l'ottenimento di un prodotto di qualità e in grado di soddisfare anche le esigenze di esportazione».

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