NEW YORK. Si riaccende sui media specializzati e nei blog economici la polemica sulle remunerazioni principesche dei top manager. La miccia è stata la notizia che Bill Gross e Mohamed A. El-Erian, il numero uno e il numero due di Pimco, una delle società di gestione più grandi al mondo (gestisce circa 2 miliardi di dollari) posseduta dal colosso assicurativo tedesco Allianz, hanno ricevuto nel 2013 un compenso di 290 milioni e 230 milioni, rispettivamente. Il bello è che nel 2014 entrambi non lavorano più per Pimco.
Il caso di Bill Gross è particolarmente interessante. E’ sotto inchiesta da parte della Sec per una serie di reati finanziari e, non appena ha lasciato Pimco si è messo a lavorare per la concorrenza. Volendo guardare ai “risultati”, il suo fondo Total Return Bond ha fatto peggio della media di categoria a 1 anno, 3 anni e 5 anni.
Negli States esiste la consapevolezza che gli eccessi nelle retribuzioni dei top manager siano tipici di una società decadente: ad esempio, mentre veniva annunciato il sorpasso della Cina rispetto agli Usa, i giornali riportavano il record dei record dei bonus, 300 milioni, per il Ceo di Ford.
Quanto valgono 300 milioni di dollari in termini “dinastici”? Ipotizzando che la dinastia abbia un tasso di fertilità medio (2 figli a coppia), che il tasso di crescita dei salari sia lo stesso del tasso d’interesse sul patrimonio, che gli eredi siano degli assoluti nullafacenti che si limitano a prelevare dal patrimonio una cifra pari a due volte il PIL pro-capite USA (27.000 US$) e quindi ogni famiglia - quattro componenti - si conceda un decoroso tenore di vita annuo di poco superiore ai 200.000 dollari annui - il 95mo percentile, pari a circa 4 volte il reddito di una famiglia media americana - dovremo aspettare l’anno 2164 (quindi 150 anni) prima che i centosessanta eredi si debbano rimettere a lavorare per guadagnare la pagnotta. Se, invece, il tasso di fertilità fosse pari a uno, ci vorrebbero oltre mille anni per prosciugare il tesoretto del loro avo.
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