ROMA. Pensioni povere, a causa delle nuove norme sul Tfr, e qualità servizi a rischio. A lanciare l'allarme sono Bankitalia e Corte dei Conti che in audizione davanti al Parlamento passano al setaccio la Legge di Stabilità e mettono in guardia il governo.
La manovra targata Renzi, che dopo le trattative con l'Unione europea è scesa da 36 a 32 miliardi come certificano i magistrati contabili, non spinge la crescita, secondo l'Istat, producendo dei benefici «marginali».
Critiche che arrivano in un giorno in cui comunque il governo registra dati positivi sul fronte del fabbisogno, che ad ottobre incassa un miglioramento mettendo a segno nei primi 10 mesi dell'anno una riduzione di 11,3 miliardi, scendendo a 77,1 miliardi. Eppure, avverte la Corte dei Conti, «gli spazi di azione per la politica economica restano angusti». Ragion per cui, è l'auspicio, il «ruolo che rivestono in questa fase le aspettative di operatori economici e famiglie impegna tutti a rendere certa e spedita la direzione verso cui muovere e a cui concorrere». E in effetti, evidenzia il vicedirettore di Bankitalia Luigi Signorini, le misure messe in campo dall'Esecutivo hanno proprio il pregio di «evitare la spirale recessiva».
Un obiettivo fondamentale, in nome del quale diventa ragionevole anche rinviare il pareggio di bilancio così come messo nero su bianco dal governo. E Palazzo Kock apprezza anche le tanto discusse clausole di salvaguardia, che rafforzano la «credibilità» dell'Italia.
Poi, certo, aggiunge Bankitalia meglio non farle scattare e operare sul fronte della selezione della spesa. D'altro canto proprio le coperture, affidate appunto alle clausole, alle misure di lotta all'evasione e ai tagli agli enti locali lasciano dubbiosi un pò tutti i protagonisti di questa prima giornata di audizioni. «L'evidenza degli ultimi anni - dice Bankitalia - mostra che gli enti decentrati hanno reagito anche aumentando significativamente le entrate». Le coperture individuate, fa eco la Corte dei Conti, «specie quelle dal lato della spesa delle amministrazioni territoriali, mantengono margini di incertezza per il timore sia che da esse derivino peggioramenti nella qualità dei servizi, sia che esse inducano ad aumenti delle imposte». Per quanto riguarda invece il nodo Tfr, a non convincere i vertici di Bankitalia è il rischio che la scelta di smobilizzare il Tfr, incassandolo ogni mese in busta paga, incida negativamente sulla capacità della previdenza complementare di integrare il sistema pensionistico pubblico.
In particolare per i lavoratori a basso reddito il rischio è dunque che in futuro le pensioni non siano «adeguate».
I fari poi si accendono anche sul bonus 80 euro e sull'Irap. Nel primo caso, evidenzia ancora una volta l'Istat, la misura beneficia i redditi più bassi (anche se tiene fuori gli incapienti) e quindi «assume i caratteri più vicini a quelli del trasferimento sociale che non a quelli della riduzione dell'Irpef». Ergo il governo dovrebbe decidere come rendere strutturale la misura.
Sul fronte delle imprese invece, al di là di un generale apprezzamento dell'intervento sul costo del lavoro, Bankitalia mette in guardia sulla distribuzione del beneficio evidenziando come si comprimano «i margini di autonomia delle Regioni, per le quali il tributo rappresenta la principale fonte di finanziamento».
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