ROMA. Nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d'Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. Lo rileva lo Svimez sottolineando che il numero dei nati al Sud ha toccato il suo minimo storico ovvero 177mila, il numero più basso dal 1861. Secondo il rapporto Svimez, il Sud sarà interessato nei prossimi anni «da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili». Secondo le stime dell'Istituto nei prossimi 50 anni il Mezzogiorno è destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti.
Fiscalità di compensazione, rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specificaper il Sud. Sono alcune delle proposte di policy che la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno) avanza nel Rapporto 2014 sull'economia del Mezzogiorno presentato oggi a Roma.Di fronte all'emergenza sociale con il crollo occupazionale (a 5,8 milioni, il livello più basso dal 1977) e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve - afferma la Svimez - una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una «logica di sistema» e un'azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro direttivedi sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di «primo intervento»: «rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un'ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.
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