Giovedì 19 Dicembre 2024

Lavoro e sviluppo, indagine sul Mezzogiorno: mai così male dal dopoguerra

PALERMO. Sul fondo del baratro ci siamo già e per la risalita ci vorrebbe un miracolo: forse è un eccesso di sintesi, ma è quanto emerge dal 27/mo Rapporto semestrale sulla situazione congiunturale dell'economia nel Mezzogiorno elaborato da Fondazione Curella e Diste Consulting e presentato questa mattina a Palermo. Negli ultimi 7 anni il Pil del Mezzogiorno è sceso di 15 punti percentuali, 736 mila posti di lavoro sono andati in fumo, il tasso di disoccupazione è schizzato al 21%, le famiglie povere sono aumentate (+22%), mentre i consumi diminuiscono e rispetto a 7 anni fa sono il 14,5% in meno.  L'analisi mette in luce uno scenario da economia di guerra, dal quale - suggerisce l'analisi - con interventi mirati si può venir fuori solo tra dieci anni, ma solo per ritornare ai livelli pre-crisi. Nei primi sei mesi del 2014, il Pil del Mezzogiorno registra un calo dell'1,2% (è stato pari -4%, nel 2013), 120 mila persone hanno perso il lavoro e la disoccupazione giovanile sfiora il 60%. I disoccupati under 24 nel centro sud sono 58,5% (erano il 32,3% del 2007) contro il 35,5% dei coetanei, che vivono al centro Nord. Le famiglie continuano a impoverirsi e i consumi ne risentono, registrando un calo dell'1,1%, tornando indietro di 20 anni. Anche gli investimenti calano ancora: sono pari al 2,5% in meno. Un quadro a tinte fosche, che non lascia intravedere spiragli di ripresa nemmeno nel 2015. Le previsioni indicano un calo del Pil pari allo 0,5%,la perdita di altri 15 mila posti di lavoro, mentre il tasso disoccupazione dovrebbe crescere ancora di un punto percentuale, salendo al 22%.  "I dati sono da bollettino di guerra, l'andamento del mercato del lavoro è preoccupante - dice il presidente della Fondazione Curella Pietro Busetta -. Siamo recessione e il Mezzogiorno ne risente di più rispetto al resto d'Italia. Il Centro Sud ha bisogno di un progetto di sviluppo mirato, per riportare l'economia ai livelli del 2007, ma per vederne gli effetti dovremo aspettare almeno 10 anni". "E' una situazione eccezionale - ha aggiunto il presidente del Diste, Alessandro La Monica-  la peggiore dal dopoguerra".

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