ROMA. Sono due milioni e 300 mila le famiglie che in questo momento in Italia non possono permettersi una casa. Un problema sia economico che sociale che si riflette in maniera negativa anche sui livelli di istruzione e di salute del Paese pesando anche sulla crescita complessiva.
A lanciare l'allarme è la società di consulenza McKinsey che, attraverso il suo istituto di ricerca MK Global Institute, pubblica uno studio su quello che è uno dei temi essenziali del momento, elaborando alcune proposte “di mercato” per affrontarlo.
Alla base della ricerca c’è il calcolo di un gap di accessibilità alla casa, ovvero quanto salario in più servirebbe a una famiglia media per comprare l’abitazione senza dovere impegnare più del classico 30 per cento del reddito stesso. Il risultato è che, in Italia, oltre due milioni di famiglie in difficoltà avrebbero bisogno di 7,1 miliardi in euro in più ogni anno. Il gap maggiore si registra nell’area metropolitana di Milano: quattro miliardi di dollari. Seguono Roma, tre miliardi; Firenze, un miliardo; Torino, 500 milioni; Napoli, 300 milioni e Venezia, 200 milioni.
Per ridurre questo gap di accessibilità alla casa, la società propone quattro possibili soluzioni. Occorre intanto ridurre i tempi e i costi della burocrazia per ottenere i permessi; modernizzare il settore delle costruzioni; migliorare la gestione delle case costruite e quindi introdurre innovazioni sin dalla progettazione, ad esempio nella sostenibilità energetica; vanno abbassati poi i costi di finanziamento per l’acquisto della casa e renderli disponibili anche a chi ha redditi bassi.
A livello globale, lo studio calcola che ci siano 330 milioni di famiglie in difficoltà finanziarie quando devono affrontare la questione abitazione. Che, in ragione degli intensi flussi migratori verso le metropoli nei Paesi emergenti, diventeranno 440 milioni nel 2025: almeno un miliardo e trecento milioni di persone coinvolte.
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