PESCARA. La spesa farmaceutica italiana pro-capite nel 2000 era superiore del 19% rispetto alla media Ocse, calando all'8% nel 2002, mentre dal 2003 la situazione si è invertita ponendo la spesa italiana sotto la media della spesa nei Paesi Ocse, fino ad arrivare al 2009 ad una differenza del 16%. L'Italia, d'altronde, è tra i Paesi Ue a destinare meno risorse alla spesa sanitaria pubblica, con un tasso di crescita e un disavanzo, negli ultimi anni, relativamente bassi. È quanto emerso dal simposio "Governo della spesa e crescita industriale: il nuovo assetto regolatorio del farmaco in un'ottica di sostenibilita", che si è svolto a Montesilvano nell'ambito del 35esimo congresso della Sifo (Società italiana di farmacia ospedaliera). A confrontarsi sui temi in questione sono stati il research director del Center for Economic Evaluation and Hta dell'Università Tor Vergata di Roma, Francesco Saverio Mennini, il dirigente dell'area Politica del farmaco della Direzione regionale Salute del Lazio, Lorella Lombardozzi, il direttore della Farmacia ospedaliera del Pertini di Roma, Gerardo Miceli Sopo, e Claudio Pisanelli dell'Azienda complesso ospedaliero San Filippo Neri di Roma. I relatori, partendo dalla consapevolezza che una »buona politica di crescita industriale necessita di un impianto regolatorio funzionale«, hanno discusso e analizzato i temi principali della farmaceutica, tra cui: lo svincolo dal Fsn del Fondo per la Farmaceutica, l'attribuzione all'Aifa della responsabilità di definizione di un budget farmaceutico, anche in funzione dell'epidemiologia di riferimento, la partecipazione attiva all'interno delle commissioni Aifa di tutti gli attori coinvolti nella definizione e razionalizzazione della spesa pubblica (Inps, Mef, Mise) e la review dei tetti di spesa farmaceutica. Secondo quanto emerso, in Italia il settore della farmaceutica mostra un maggior impatto sulla produzione più che sulle vendite: se per la produzione, in Europa, l'Italia è seconda solo alla Germania, per quanto attiene l'export è la prima in assoluto, con evidenti ricadute in termini economici per il Paese. Nel 2013 la crescita è stata del 14% a un ritmo del +64% negli ultimi cinque anni. Questo dato, stando alle relazioni degli esperti, si scontra con la burocrazia che rallenta la crescita, i prezzi più bassi dell'Europa e un'innovazione che arriva spesso in ritardo.