ROMA. Gli italiani sono sempre più consapevoli dell'importanza di non sprecare cibo e di scegliere un'alimentazione attenta al portafoglio ma anche alla salute e all'ambiente. E' quanto emerge da un'indagine condotta da Ipsos per Actionaid sugli sprechi alimentari, in vista di Expo 2015, diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell'Alimentazione e del rilancio della campagna Operazione Fame, attraverso la quale Actionaid intende sensibilizzare il grande pubblico sulle disparità di accesso al cibo in Italia e nel mondo. La crisi economica che affligge il nostro Paese da 5 anni sembra aver avuto un impatto molto significativo sui comportamenti di acquisto e di consumo per oltre la metà degli italiani (51%), ancor più al Sud (59%) dove gli effetti della crisi hanno moltiplicato le già precarie condizioni di milioni di cittadini. Sebbene il 56% degli italiani dichiari di comperare ancora molto più dello stretto necessario, diverse cause contribuiscono a stimolare scelte mirate davanti agli scaffali come a casa, complice anche una maggiore attenzione per la propria salute (73%), per l'ambiente (14%) e una nuova sensibilità sugli impatti che il proprio consumo incontrollato può avere sul resto mondo (29%), inducendo gli italiani di fatto a impostare nuove regole di consumo a tavola. Nuove consapevolezze, quindi, che il campione interpellato da Ipsos (1.001 persone di età 18-60 anni) testimonia di aver acquisito: rispetto a 2 anni fa, per oltre la metà degli italiani (54%) sono sensibilmente diminuiti gli alimenti che finiscono in pattumiera senza essere consumati, e si è imparato a strizzare l'occhio a quelle variabili chiave che qualificano un prodotto alimentare: l'origine locale, quindi la filiera corta (50%), il rispetto della stagionalità a favore della qualità (48%) e un'attenta valutazione delle modalità di acquisto, sfuso e a peso, con punte altissime nella fascia d'età 55-65 (94%) ma altrettanto significative nella fascia 25-34 (84%). Un italiano su 2 preferisce rifornirsi presso piccoli produttori locali e a "km 0", ma oltre alla qualità anche il costo ha il suo peso specifico nelle scelte degli italiani, i quali individuano i prodotti alimentari soprattutto in presenza di una promozione (29%) o di un prezzo più basso rispetto ad altri cibi (24%). È interessante notare come nella fascia 55-65 anni, lo spreco di alimenti scaduti o andati a male non capita quasi mai per oltre la metà del campione (56%), dato che si dimezza per la fascia 25-34 (27%) tra i quali il 6% butta cibi deteriorati o scaduti tutti i giorni, a fronte della metà sprecata dai 55-65enni. L'indagine rileva come la crisi (51%) rappresenti solo uno dei fattori che ha indotto gli italiani a una maggiore attenzione al proprio stile di consumo alimentare; una leva importante emersa dall'indagine risiede nella sensazione di disagio e fastidio che procura lo spreco (64%) - percentuale che lievita al Nord (75%) e cala al Sud (55%) - e da una certa dose di senso di colpa (29%) nei confronti di quelle persone che, anche nel nostro Paese ormai, non hanno di che alimentarsi. Un italiano su 4, infatti, è consapevole che il 13% delle famiglie dichiara di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni, che 1/3 della produzione mondiale di cibo viene sprecato (47%) e che per ogni persona che non ha da mangiare al mondo ce ne sono due obese o in sovrappeso (26%); 1 italiano su 3 invece non ha ancora nessuna idea dell'impatto che gli attuali sistemi di agricoltura hanno sull'ambiente e sui consumi di combustibile per la produzione, mentre circa un quarto ritiene di esserne al corrente. La maggiore sensibilità degli italiani a questi temi sta provocando, secondo l'indagine, anche una crescita di attenzione nei confronti di Expo 2015: se a luglio 2013 quasi un italiano su 3 (28%) non era ancora a conoscenza dell'evento, a un anno di distanza il 78% è consapevole del tema Alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta, e oltre la metà (54%) dichiara che intende visitare l'Esposizione milanese.