TERNI. La lunga trattativa per trovare un accordo sul piano industriale dell'Ast è fallita. Nonostante l'impegno e gli sforzi nella mediazione del Governo e delle istituzioni umbre. Ora si teme che l'azienda possa far partire le lettere di messa in mobilità per i circa 550 dipendenti già ipotizzati, parte di un piano di risparmi da cento milioni di euro l'anno (che comprende anche lo spegnimento di uno dei forni dello stabilimento) annunciato a luglio per "confermare un ruolo di competitor a lungo termine sul mercato dell'acciaio inox".
Le procedure di mobilità erano state ritirate all'inizio di settembre dopo l'intervento del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, grazie a un lodo governativo che aveva aperto una fase confronto tra azienda e sindacati. Con l' obiettivo di trovare un'intesa entro il 4 ottobre. Le parti in questo periodo sono sembrate tuttavia sempre distanti. Tanto che nella notte precedente al giorno di San Francesco solo un deciso intervento del presidente del Consiglio Matteo Renzi nei confronti dell'amministratore delegato dell'Ast Lucia Morselli aveva evitato la rottura. Con un ulteriore rinvio della trattativa.
Ieri pomeriggio i nuovi e decisivi incontri al ministero dello Sviluppo economico, con la strada però apparsa subito in salita. Anche per questo il Governo è intervenuto oltreché con il ministro Guidi, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio, il vicemistro Claudio De Vincenti e il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova. Ha quindi presentato una sua proposta nella quale ha previsto un cambio del piano industriale. Con meno esuberi, da 550 a 290, 110 milioni di investimento, lo spostamento spostamento a Terni della linea di laminazione di Torino, mobilità volontaria e incentivata e ricollocamento dei lavoratori.
Una proposta considerata, però, insufficiente dai sindacati. L'incontro si è così concluso senza un accordo. Il Governo ha comunque chiesto all'azienda di evitare "atti unilaterali" come l'invio delle lettere di messa in mobilità. Un "pressante invito" in tal senso è stato subito rivolto "a tutte le parti e soprattutto all'azienda" anche dalla presidente della Regione Catiuscia Marini, dal presidente della Provincia Feliciano Polli e dal sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo. Che chiedono di tenere "comunque aperto il dialogo" e di "non assumere atti unilaterali che rischierebbero di pregiudicare gli sforzi fin qui compiuti, oltreché 'alzare' inutilmente la tensione sociale". I sindacati hanno intanto indetto da domani mattina assemblee per illustrare la situazione ai lavoratori che ora attendono di conoscere il loro futuro.
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