ROMA. L'aggravio di spesa per le famiglie italiane sarebbe di 1,35 miliardi l'anno per la frutta, di 650 milioni per il pane e di 100 milioni per le uova fresche. E' quanto emerge da un'analisi della Coldiretti sugli effetti dell'Iva sul carrello della spesa dovuti all'incremento dal 4% e dal 10% ad una aliquota unica del 15%.
L'aumento dell'Iva colpirebbe prodotti base dell'alimentazione, dal pane alla carne, dall'ortofrutta alle uova e, aggiunge la Coldiretti, avrebbe un effetto depressivo sui consumi già in calo anche nell'alimentare con il carrello della spesa che, nel primo semestre, si è ulteriormente svuotato; pesa infatti l'1,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, anche se segnali incoraggianti si intravedono per la fine dell'anno anche grazie all'aumento di 80 euro in busta paga per alcune categorie di lavoratori.
CONFCOMMERCIO. Un aumento dell'Iva (è una clausola di salvaguardia della legge di Stabilità) sarebbe ''una resa: acuirebbe la crisi strutturale che caratterizza il sistema Italia''. Lo afferma il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli. ''La lezione dovrebbe essere chiara: le tasse vanno ridotte, non aumentate'' essendo già a livelli record. "In Italia - afferma in una nota il presidente di Confcommercio - è stato commesso l'errore di aumentare la pressione fiscale in un contesto già depresso a causa della produttività stagnante e della domanda interna in caduta libera. I margini delle imprese sono al limite della sopravvivenza, i redditi e la ricchezza delle famiglie hanno subito una riduzione di entità senza precedenti nella nostra storia economica. La lezione dovrebbe essere chiara: un eventuale nuovo inasprimento della pressione fiscale, già a livelli da record mondiale, attraverso l'ennesimo aumento delle aliquote Iva e delle imposte indirette, acuirebbe la crisi strutturale che caratterizza il sistema Italia".
"Mantenere il raggiungimento del pareggio di bilancio - prosegue Sangalli - è un obbligo ma è altrettanto evidente che per raggiungere questo obiettivo la via da seguire è tagliare la spesa pubblica improduttiva visto che ci sono circa 80-100 miliardi di spesa ritenuti aggredibili e da cui si possono ottenere oggettivi risparmi entro tempi ragionevoli da investire tutti e senza indugio nella riduzione delle tasse su famiglie e imprese, attraverso un percorso certo, graduale e compatibile”.
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