Lunedì 23 Dicembre 2024

Melanzana bianca, nuova coltura a Sciacca

SCIACCA. Il gusto è diverso rispetto a quello delle altre melanzane, più delicato. Il colore, bianco, desta subito attenzione. Viene considerato ancora un prodotto di nicchia, che non ambisce ad entrare stabilmente nei mercati. È la melanzana bianca, prodotta, nel territorio saccense, da Giacomo Nicolosi che ieri l'ha presentata alla Sagra dell'Agricoltura che si svolge a Sciacca. E subito c'è stata grande attenzione non solo da parte dei produttori, ma anche degli esperti del settore agricolo. «Qualche anno fa ho visto che un produttore di Castelvetrano aveva iniziato a proporla nei mercati - dice Nicolosi - e ho voluto farlo anch'io. La gente quando la vede rimane stupita dal colore. Poi l'acquista con sempre maggiore facilità. Il costo è uguale a quello delle altre melanzane, 80 centesimi al chilo. Io ho il piacere di proporre un articolo diverso e sono soddisfatto anche per il fatto che riscontra un'attenzione sempre maggiore». Salvatore Salamone, perito agrario della «Enza Zaden», una multinazionale sementiera olandese, sottolinea che «da anni la melanzana bianca riscuote successo. Al di là della forma, è il gusto, molto delicato, che la rende particolare. Ci sono, però, problemi di coltivazione nei cicli invernali perché è più sensibile al freddo. Aziende importanti, infatti, la producono per riempire la gamma». La melanzana bianca è stato uno dei prodotti maggiormente richiesti, ieri, negli stand di Campagna Amica allestiti in occasione della Sagra dell'Agricoltura. Nell'ambito dell'iniziativa si è svolto anche un convegno, organizzato dalla Coldiretti, su tema «Agricoltura, territorio e difesa del made in Italy». Sono intervenuti il presidente e il direttore regionale della Coldiretti, Alessandro Chiarelli e Giuseppe Campione; il capo area Ambiente della confederazione, Stefano Masini; il presidente della commissione Ambiente del Senato, Giuseppe Marinello; il direttore delle Agenzie delle Dogane, Giuseppe Napoleoni; il comandante dei Nas di Palermo, Giovanni Trifirò. «In zone come questa - ha detto Campione - i maggiori controlli devono riguardare i prodotti di punta dell'agricoltura e penso alle arance di Ribera e all'olio di Sciacca. Purtroppo, c'è un problema di olio contraffatto. I controlli anche se sono i migliori di Europa non sono in grado di agire sul piano della prevenzione». «In una Regione come la Sicilia - ha aggiunto Stefano Masini - dove operano 140 mila aziende nel settore olivicolo, quando viene spacciato per olio del Belice prodotto che arriva dalla Spagna o dalla Tunisia determina una ferita a un intero sistema».  

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