PALERMO. Meno uva. In alcuni casi anche del quaranta per cento. È andata meglio invece per la qualità. Buon equilibrio tra zuccheri ed acidità che poi sono alcuni tra i parametri fondamentali per produrre grandi vini. Si sintetizza in queste poche frasi l'andamento della vendemmia 2014 in Sicilia. Ma dare un giudizio complessivo adesso è difficile. Intanto perchè la raccolta dell'uva è quasi conclusa nella province occidentali, è in corso nelle province del Sud Est e deve ancora cominciare sull'Etna. E poi perchè di Sicilie del vino ce ne sono migliaia.
Tanti territori, moltissime microzone. Un andamento climatico che cambia anche a distanza di pochi chilometri. Una grandinata che si abbatte su una collina di vigneti può determinare conseguenze diverse da quella accanto che magari viene risparmiata.
La quantità quest'anno è il problema principale. Il calo è generalizzato e all'Istituto regionale Vini e Oli di Sicilia si stima già un meno venticinque per cento rispetto alla raccolta del 2013. E pertanto se l'anno scorso la produzione si è attestata sui sei milioni e mezzo di ettolitri (produzioni di mosti incluse) il calcolo per il 2014 è presto fatto. A pagarne le spese i viticoltori. «Alcune cantine sociali - dice Lucio Monte, direttore generale dell'Irvos - hanno registrato cali anche del 50 per cento. Come mai? È stata una primavera piovosa ed umida che ha scatenato attacchi di peronospora e oidio falciando le produzioni più esposte a queste infezioni soprattutto laddove non si è fatta la dovuta attenzione e la dovuta prevenzione».
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