BRUXELLES. La Bce ha fatto la sua parte, anche con il recente programma di acquisti TLTRO, ora tocca ai Governi fare e soprattutto attuare le riforme strutturali per ridare all'economia quello slancio che attualmente ha perduto. Il presidente della Bce Mario Draghi lancia l'allarme: ''la ripresa nella zona euro sta perdendo impulso, la crescita del Pil si è fermata nel secondo trimestre". Per questo torna a richiamare i Governi alle loro responsabilità, perché si diano da fare visto che gli strumenti li hanno tutti, compresa la flessibilità che è già prevista dal Patto di stabilità e può essere usata anche da chi non ha spazio di bilancio. Visione che coincide con quella della Merkel, che dopo l'incontro con il premier francese Manuel Valls ha ribadito: si può crescere "anche senza soldi aggiuntivi". Lo sforzo sta quindi ai soli Governi, ma c'è chi, come l'Italia, resta indietro sulle riforme, avverte la Commissione Ue in un rapporto. "La crisi finirà solo quando tornerà una piena fiducia nell'economia, quando le imprese torneranno ad assumere rischi, investire, creare lavoro. Questo dipende da molti fattori, inclusa la politica monetaria ma soprattutto dall'attuazione delle riforme che sosterrà la credibilità", ha detto Draghi parlando alla commissione economica del Parlamento Ue. Ma siamo ancora lontani se la fiducia continua a scendere (come segnala l'indicatore della DG Ecfin) e se all'Italia, proprio sulle riforme, arriva un nuovo richiamo da Bruxelles: "I risultati positivi dello sforzo delle riforme strutturali chieste dalla Commissione europea sono più chiari per la Spagna, seguita dal Portogallo, mentre tanto Italia che Grecia sono rimaste indietro", scrive la Commissione Ue in un rapporto, spiegando che in Italia "lo slancio delle riforme sembra aver rallentato". Eppure, avverte Draghi, "riforme insufficienti pesano sugli investimenti", è per questo che i Paesi devono fare quanto prescritto dalla Commissione nelle raccomandazioni. Anche il rilancio degli investimenti pubblici e privati è soprattutto compito loro, perché anche se non hanno "margini di bilancio", possono "ridistribuire le priorità orientandole alla crescita, cioè privilegiando gli investimenti, abbassando le tasse e pensando di ridurre la spesa improduttiva". Il numero uno della Banca centrale europea non ci sta a fornire alibi ai politici che governano i Paesi dell'Eurozona e che si aspettano da Francoforte la soluzione alla crisi: "Non è compito della Bce" aiutare i bilanci dei governi, ha detto Draghi, ma "dove sono finiti gli incredibili risparmi che i Governi hanno fatto grazie alle decisioni di politica monetaria della Bce?". La domanda è retorica, perché il presidente conosce la risposta e spiega che i risparmi fatti sul servizio del debito grazie alle mosse dell'Eurotower sono andati a "finanziare la spesa corrente", e non a nuovi investimenti o al risanamento dei conti pubblici come chiedeva l'Europa. E' per questo che dopo il TLTRO, che ha già avuto un "effetto notevolmente positivo sui mercati", Francoforte starà a guardare le mosse delle capitali, sperando che affrontino soprattutto quella "enorme disoccupazione" che la stessa Bce aveva sottovalutato e che, tra le altre cose, ha portato al calo dell'inflazione.