PALERMO. «Il 21 settembre, a San Matteo, ultimo giorno d'estate, se abbiamo sbloccato tutti i debiti della Pubblica amministrazione, lei va in pellegrinaggio a piedi da Firenze a Monte Senario». Era stata questa la promessa del premier Matteo Renzi durante una puntata di «Porta a Porta» a marzo scorso. Il giorno di San Matteo è arrivato oggi e il mondo imprenditoriale torna a battere cassa. In Sicilia sono circa 4 i miliardi i crediti commerciali che le imprese vantano nei confronti degli enti locali, soprattutto Comuni. Un dato fornito dal tavolo regionale per la crescita e lo sviluppo, che riunisce undici associazioni di categoria (Agci, Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria e Legacoop).
«Ma la cifra potrebbe essere superiore», sostiene Filippo Ribisi, coordinatore del tavolo e presidente di Confartigianato Sicilia. «Purtroppo il dato completo non è calcolabile – spiega Ribisi – perché i Comuni tardano a certificare i propri debiti sulla piattaforma ministeriale. In questa vicenda ci sono tre attori: lo Stato che deve mettere a disposizione il denaro; poi le banche, che potrebbero acquistare direttamente questi crediti dalle imprese, saldando loro quanto dovuto, e rivalersi sulle Pa; e infine i Comuni. Se uno di questi non fa ciò che dovrebbe fare è ovvio che la macchina si inceppa e a farne le spese sono solo le imprese».
Quello di Ribisi è un atto di accusa: «Molte amministrazioni locali, ritengo, non vogliono mettere a nudo la propria posizione debitoria per evitare il crack finanziario e per questo non comunicano quanto dovrebbero al ministero dell’Economia. Probabilmente succede anche che alcuni funzionari comunali se ne freghino e basta. Così come sembra che alle banche non interessi entrare in questa movimentazione di denaro. Sta di fatto che, viste le regole attuali, se non funziona tutta la filiera questi soldi non arriveranno mai alle imprese. E non bisogna dimenticare che ai debiti arretrati degli scorsi anni si stanno sommando quelli causati dal mancato rispetto della legge in vigore dal primo gennaio 2013 che fissa a 30 giorni il termine per i pagamenti nelle transazioni commerciali».
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