Domenica 17 Novembre 2024

Tasi, più cara dell'Imu in una città su due

La Tasi, la tassa sui servizi indivisibili, nella metà delle grandi città italiane finirà per essere più cara dell'Imu, almeno per le famiglie più numerose e più povere.

Proprio così, a conti fatti, come dimostrano alcuni studi condotti dai Caf, riportati oggi dal Corriere della sera, la nuova tassa che sostituisce la vecchia imposta sugli immobili, in alcuni casi, finisce per essere più salata della precedente. Sugli oltre 8 mila Comuni italiani, quelli che hanno fissato le aliquote Tasi entro la scadenza definitiva sono stati 7.405, tra cui la maggior parte dei capoluoghi di provincia siciliani. In questi la tassa sulla casa di abitazione, dovuta in due rate il 16 ottobre e il 16 dicembre, come  la maggior parte delle grandi città siciliane, secondo i Caf sarà ben più cara. Secondo la Cgia di Mestre, addirittura in una città su due.

Il Servizio politiche territoriali della Uil, per esempio, ha calcolato che  l’aliquota media deliberata dai municipi capoluogo di provincia è del 2,6 per mille. Palermo ha applicato un'aliquota del 2,89, mentre Catania e Messina del 3,3 per mille.

Non tutti i grandi Comuni, inoltre, hanno applicato le detrazioni. Solo il 35,9% dei Comuni ha previsto uno sconto. Solo il 13,3% del totale (appena 869 Comuni) le ha concesse per i figli a carico, e quasi in tutti i casi solo a partire dal terzo o quarto figlio, mentre  solo 179 hanno tenuto conto dei disabili, e 146 hanno previsto sconti in base all’età dei proprietari. Premiando i più anziani, over 65 e over 70, a differenza dell’Imu che invece spostava il carico fiscale dalle nuove alle vecchie generazioni.

Inoltre, se con l’Imu la detrazione fissa era di 200 euro, più 50 euro per ogni figlio a carico, stavolta la scelta è stata lasciata alla discrezione dei sindaci. In Sicilia, Trapani ed Enna, per esempio, non hanno previsto detrazioni; mentre, le tre città metropolitane Palermo, Messina e Catania sì.

Il capoluogo siciliano, per  esempio prevede detrazioni di 100 euro per unità immobiliare con rendita inferiore a 300 euro e 50  euro per unità immobiliare con rendita compresa tra 301 e 400 euro e di 20 euro per componente familiare disabile, minore o ultrasettantenne.

 

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