Tra i suoi meriti ha anche quello di rappresentare la Sicilia nel mondo. E in effetti, stando ai numeri della produzione annuale, sembra difficile trovare una regione capace di reggere il confronto con l’Isola. Stiamo parlando del pomodoro, protagonista assoluto della tavola regionale, soprattutto in questo caldo mese di agosto.
Considerando una produzione totale che, a livello nazionale, secondo l’Istat, lo scorso anno ha sfiorato i cinque milioni di quintali, la Sicilia si aggiudica il primo posto tra le regioni italiane totalizzando da sola poco più di un milione e mezzo di quintali di pomodori prodotti. Un record assoluto, se si pensa che dopo di lei si piazza la Campania ma con «appena» 668 mila quintali, dunque uno scarto non indifferente.
Analizzando i dati a livello provinciale, poi, Agrigento fa la parte del leone, con una produzione di pomodoro pari ad oltre 987 mila quintali, seguita da Caltanissetta e Siracusa. «È una coltura pregiata – spiega Alessandro Chiarelli, presidente di Coldiretti Sicilia –, dove i produttori hanno raggiunto vette altissime in termini di qualità. Anche la commercializzazione, soprattutto nel caso della vendita diretta, sta ottenendo un buon risultato. Nei mercati di Campagna amica, infatti, grazie al mix vincente di buon prezzo e alta qualità, i consumatori scelgono questo ortaggio che è un vero e proprio bacino di sostanze essenziali per la salute. Il pomodoro siciliano nutrito dal sole – conclude – riesce a differenziarsi per il sapore unico».
E in Sicilia sono diverse le tipologie di pomodoro coltivate. A partire dal Pachino, Igp che si distingue in quattro varietà, secondo quanto reso noto proprio dal suo Consorzio di tutela: c’è quello tondo liscio, piccolo e rotondo con un colore verde scuro; quello a grappolo, dal colore brillante e con il colletto verde molto scuro; quello costoluto, di grandi dimensioni e dalle coste marcate; ed infine quello ciliegino, che si caratterizza per trovarsi su un grappolo a spina di pesce con frutti tondi e piccoli.
Sicuramente meno diffuso, ma di indubbia qualità, è il pomodoro siccagno, che si ottiene applicando una tecnica che consente di coltivarlo in asciutto, senza cioè l’ausilio dell’irrigazione idrica: «È una coltivazione diffusa nell'entroterra siciliano, anche se negli ultimi anni registra una significativa diminuzione – esordisce Francesco Di Gèsu, produttore di Villalba –. Questa flessione è dovuta alla scelta delle aziende di coltivare con la tecnica irrigua, che consente di ottenere un raccolto dieci volte maggiore. Naturalmente, il risultato qualitativo è molto diverso: se è vero che il pomodoro siccagno ha una resa in ettari inferiore – conclude – è altrettanto vero che è un concentrato di gusto e sapore. E per rendersene conto basta tagliarlo, è polposo e asciutto».
Un prodotto di qualità anche secondo Slow Food che, meno di un anno fa, lo ha inserito tra i suoi presidi.
Pomodoro, Sicilia prima in Italia In aumento i dati di produzione
Nell’Isola più di un quinto delle coltivazioni nazionali: 1,5 milioni di quintali l’anno. Tra le province prima Agrigento, seguita da Caltanissetta e Siracusa
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