PALERMO. Basterà una semplice comunicazione al Comune o alla Regione per aprire una qualunque attività commerciale. Lo prevede uno degli articoli principali della Finanziaria scritta dall’assessore all’Economia Gaetano Armao e appena approvata dalla giunta.
Ora tocca all’Ars approvare la manovra. E se questo articolo passerà l’esame del Parlamento basterà la semplice «Scia», la Segnalazione certificata di inizio attività, per aprire un locale. Via libera dunque a nuovi pub o ristoranti ma anche a negozi di ogni tipo. Solo successivamente, ed entro un massimo di 60 giorni, il Comune controllerà i requisiti che il negoziante ha autocertificato di possedere. L’avvio immediato dell’attività non è consentito qualora sussistano vincoli ambientali, paesaggistici o culturali. La Scia è stata introdotta con la recente legge sulla semplificazione amministrativa: prende il posto della Dichiarazione di inizio attività (Dia). È una procedura semplificata che consente di sostituire «tutti gli atti di autorizzazione, licenza, permesso e comunque a contenuto non discrezionale». E c’è anche un altro articolo che toglie il limite all’apertura di nuovi ottici. Era previsto che potesse esistere un solo negozio di questo tipo all’interno di un bacino di 8 mila residenti. Ora scatta la liberalizzazione. La norma anticipa la più ampia riforma del commercio che già una volta l’Ars ha però respinto anche le organizzazioni di categoria hanno mostrato il loro disappunto. E anche l’assessore alle Attività produttive, Marco Venturi, non era al corrente del fatto che fosse stato inserito nella Finanziaria.
Nel capitolo della Finanziaria destinato a incentivare l’economia c’è anche un articolo per l’introduzione in Sicilia di un contratto collettivo regionale per l’apprendistato. Norma delicatissima perché i contratti da apprendistato (inizialmente quadriennali e poi triennali dopo la prima riforma nazionale) sono stati fino a ora una chiave d’accesso privilegiata al mondo del lavoro nelle imprese.
Secondo la Cna, guidata da Mario Filippello, almeno 12 mila giovani hanno trovato lavoro in questo modo soprattutto nelle imprese artigiane. Ma sia il governo nazionale sia quello regionale hanno modificato alcuni parametri nel corso degli anni, annacquando le caratteristiche di questi contratti. Ora la Regione prova a tornare alla originaria mission prevedendo che l’assessore al Lavoro convochi sindacati e associazioni di categoria per «disciplinare il quadro della programmazione aziendale dei percorsi formativi interni all’azienda, l’età degli apprendisti, il titolo di studio e la durata dei contratti». Il quadro di riferimento è sempre quello nazionale ma la Regione potrà introdurre una sua specificità. La norma prevede che una volta firmato l’accordo collettivo vengano fatti partire subito, in via sperimentale, i primi impieghi da apprendista. La norma prevede che il contratto da mettere a punto debba determinare «l’inquadramento, la progressione salariale e le modalità della formazione nel primo biennio e nel periodo successivo». Diventerebbe questa la porta d’accesso al mercato del lavoro per tutti i giovani compresi fra i 18 e 29 anni. Un sistema che nelle intenzioni del governo dovrebbe sostituire i contratti da precario. Ma per la Cna il risultato è ancora limitato: «Di fatto si ritorna alla situazione del 2003 - spiega Filippello - che è migliore di quella attuale ma non detta regole per due figure fondamentali dei nuovi modelli di apprendistato, quello per la qualifica e quello alternativo alla laurea che permetterebbe appunto di diventare uno specialista col solo lavoro in azienda».