PALERMO. Se a Roma la manovra verrà varata dalle Camere senza modifiche, anche in Sicilia si aprirà il mercato in alcuni dei settori più popolari. È il cosiddetto via alle liberalizzazioni. Dunque non ci saranno più limiti alle aperture dei negozi la domenica o nei superfestivi, non ci saranno più licenze per attività commerciali rilasciate in base alla localizzazione urbana e alla densità degli esercizi dello stesso tipo. E perfino il famoso numero chiuso dei taxi potrebbe scomparire senza che la Regione sia chiamata a votare nulla all’Ars.
Condizionale d’obbligo, visto che dall’allora ministro Bersani in poi tutte queste misure hanno trovato scarsa applicazione malgrado leggi approvate e visto anche che il governo regionale vorrebbe comunque provare a varare una propria norma in materia già in autunno.
Ma secondo uno studio già condotto dai vertici dell’assessorato all’Economia e dai colleghi degli Enti locali, le norme che prevedono liberalizzazioni sono di immediato recepimento perchè in Sicilia vige su queste materie un rinvio dinamico alla legislazione nazionale. Tesi confermata quando, giovedì scorso, l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, ha convocato un vertice per decidere come applicare la manovra nazionale.
L’effetto principale delle misure introdotte da Tremonti è senza dubbio la liberalizzazione del numero e dell’attività degli esercizi commerciali. La norma nazionale dice che gli enti locali entro quattro mesi devono abrogare tutte le norme che introducono limiti alle licenze, divieto di esercizio al di fuori di una certa area, distanze minime, imposizione di prezzi minimi. Servirà quindi un passaggio tecnico a livello comunale. In ogni caso cadranno i vincoli con cui oggi vengono concesse le licenze: aree geografiche, popolazione e stime sul fabbisogno. L’effetto pratico sarà - anche in Sicilia malgrado lo Statuto speciale - l’addio al numero chiuso per taxi, farmacie, tabaccai, edicole e in genere tutte le attività collegate al bacino d’utenza territoriale. Un decreto del presidente del Consiglio potrà escludere dalle liberalizzazioni alcune attività: ciò verrà deciso dopo un passaggio in Conferenza Stato-Regioni.
La stessa logica si applicherà agli orari di apertura. La sperimentazione della liberalizzazione che la manovra di luglio limitava alle città d’arte verrà estesa adesso a tutti i centri abitati. Significa che sarà solo il commerciante a decidere se aprire la domenica o a Capodanno piuttosto che a Ferragosto.
In pratica pioverebbe da Roma una regolamentazione della materia che l’Ars da anni non riesce a varare per mancanza di accordo fra forze politiche e per il pressing sul Parlamento delle associazioni di categoria. L’ultimo tentativo risale all’inverno scorso, quando la legge sulle aperture domenicali e sui grandi centri commerciali proposta dall’assessore Marco Venturi non superò l’esame dell’aula. Oggi Venturi annuncia la volontà di riprovarci prima che le Camere perfezionino la legge nazionale: «Sulle licenze i poteri sono già tutti dei Comuni. Mentre per i grandi centri commerciali credo che il mercato sia già saturo e che ci sia anche il rischio che diventino canali per riciclare denaro. Una limitazione va introdotta. E allo stesso modo una regolamentazione delle aperture domenicali e nei festivi è allo studio. C’è già un testo pronto, a settembre comincerà l’iter parlamentare». La Regione potrebbe provare in extremis a sfruttare le zone d’ombra della manovra nazionale. Anche a Roma infatti i giuristi stanno dividendosi sull’effettiva efficacia di alcune misure (il testo è molto contorto). Valgono in Sicilia immediatamente anche le norme - più blande per la verità - sulle professioni, tra cui la definitiva abolizione delle tariffe minime.
Mentre la Regione dovrebbe provare a impugnare la norma con cui Tremonti prevede di far incassare allo Stato per intero il gettito degli aumenti tributari decisi con la manovra. Uno studio che sta conducendo Salvo Taormina, dirigente delle Finanze, evidenzia i rischi per la Regione. Da qui l’intenzione di Armao di attivare il braccio di ferro.