Giovedì 02 Maggio 2024

Sviluppo, il Sud arranca: Enna ultima

ROMA. Il Mezzogiorno continua ad arrancare. Il divario rispetto al Centro-Nord rimane "elevato" ed emerge, con la crisi economica, "in tutta la sua gravità". A fotografare il gap di sviluppo del Sud Italia sono gli 'Indicatori economici e sociali regionali e provinciali' elaborati dall'area Mezzogiorno di Confindustria. Gli indicatori dell'associazione degli industriali non lasciano spazio a dubbi. Le prime posizioni della graduatoria - elaborata tenendo conto del pil procapite ma anche degli aspetti sociali e di qualità delle vita delle province italiane (dall'occupazione ai depositi bancari, dagli anni di studio ai consumi di energia) - sono occupate quasi esclusivamente da città del Nord. Mentre all'estremo opposto si trovano solo città del Sud. Posta uguale a 100 la media nazionale del periodo 2008-2009, l'indicatore sintetico raggiunge un valore di 113,2 nel Centro Nord, mentre si ferma a 75,0 nel Mezzogiorno. Al vertice dello sviluppo nazionale si trova Milano, con un valore del 45% rispetto alla media (145,16 punti). Seguono nella top ten Rimini, Trieste, Verona, Ravenna, Aosta, Bologna, Parma, Reggio Emilia e Mantova. Firenze e Roma, rispettivamente al quindicesimo e al sedicesimo posto, guidano invece la pattuglia delle province del Centro Italia, seguite da Lucca (22esima) e Ancona (23esima). All'estremo opposto della graduatoria ben 15 province, tutte del Mezzogiorno, presentano valori dell'indicatore inferiore di 30 punti alla media nazionale e di oltre 43 punti rispetto alla media del Centro Nord. Fino ad arrivare ai casi quasi limite di Enna e Vibo Valentia che raccolgono solo 61 punti, 84 in meno rispetto a Milano. Complessivamente emerge un ritardo del Mezzogiorno rispetto al Centro Nord di poco inferiore ai 40 punti percentuali, "a riprova - commenta la vicepresidente di Confindustria Cristiana Coppola - della severità con la quale la recessione ha colpito il Sud: in questa parte del Paese - continua - il prodotto lordo misurato nel 2009 risultava infatti ancora inferiore dello 0,3% al livello raggiunto all'inizio del decennio". "Sono dati che fanno riflettere e che richiamano con forza la necessità di carburare il motore imballato delle politiche di riequilibrio territoriali, - sollecita ancora Coppola - ridefinendo a concentrando le priorità di intervento, riqualificando procedute e meccanismo di progettazione, puntando ad una rapida attuazione degli interventi".

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