AGRIGENTO. Due milioni, pronti in cassa. Pronti per realizzare un impianto di recupero di rifiuti urbani: plastica, lattine, carta e cartone. Tra Agrigento e Palermo di insediamenti del genere non ce ne sono molti. Anzi, si contano con le dita di una mano. Così tre anni fa Davide Romeo, 44 anni di Favara, decise di cimentarsi in questa nuova frontiera del mercato del lavoro e bussò alle porte del Consorzio per le aree di sviluppo industriale della Provincia di Agrigento. Dietro l’angolo c’era anche un impegno occupazionale: venti assunzioni per mandare avanti una fabbrica che ha bisogno di pochi macchinari e tanta manodopera. «In poco tempo abbiamo avuto una risposta: ci venne dato un terreno a Casteltermini, dove si sono già altre industrie». Ed iniziarono i guai. Perché per lavorare, ovviamente, c’è bisogno di una sede. E Romeo presentò un progetto edilizio al Comune.
«Chiedevano di costruire un capannone di circa mille metri quadrati». Presentato il progetto, avviate le procedure è iniziata l’attesa. Inutilmente passò il primo 2009, poi il 2010. Due anni. Pochi, forse, in una Sicilia abituata a convivere con gli ingranaggi farraginosi della burocrazia. Troppi per un giovane industriale preso dalla voglia di fare e con i soldi pronti in cassa. Così, dopo aver risposto ad alcune richieste di chiarimento, da qualche giorno ha cambiato strategia: va all’estero. «Mi sono stancato di aspettare, penso che a questo punto andrò in Tunisia dove abbiamo già altri insediamenti. Il governo tunisino ci ha fatto sapere che ci aiuterà. Come del resto ha finora fatto».
La politica che aiuta l’impresa: è la nuova regola del nordafrica. Non è più il terzo mondo. Guai ancora a cadere nei luoghi comuni.
«In Tunisia - dice Romeo - è tutto più semplificato. Ci sono voluti appena cinque giorni per costituire una società. Del resto un motivo ci deve pur essere se a Tunisi si sono già trasferite 150 imprese siciliane. Il Nord Africa è la nuova frontiera».
Romeo costretto ad andar via. «Certo se dovessimo aspettare i tempi del Comune di Casteltermini staremmo ancora con le mani in mano. Non è questa la politica di cui le aziende hanno bisogno». La versione integrale dell’articolo sul Giornale di Sicilia in edicola.
L’imprenditore del settore del riciclaggio dei rifiuti aveva presentato il progetto per la costruzione del capannone due anni fa. Dall’ufficio tecnico gli sono piovute diverse osservazioni e richieste di verifica. Ieri è arrivata una risposta dal sindaco Nuccio Sapia: «Ciò che non dice Confindustria è che si tratta sì di un progetto che riguarda lo stoccaggio di rifiuti speciali, per il quale occorre un'attenta valutazione eco-ambientale. Noi di solito siamo solleciti. È vero il progetto risale a due anni fa, ma mi risulta che ci sono state delle corrispondenze interlocutorie. Il funzionario mi farà avere presto una relazione. Noi però non vogliamo trasformare il nostro territorio in una «pattumiera». È ovvio che desideriamo incoraggiare l'impresa, ma non quella che possa nuocere all'incolumità della nostra popolazione. Vogliamo gli insediamenti, ma quelli che portano lavoro e quelli che non danneggiano la salute della comunità e non portano utile solo alle tasche degli imprenditori. Non vogliamo creare polemiche e ci riserviamo di fare degli approfondimenti in merito al progetto e di darne quanto prima comunicazione».
Insomma per una risposta l’imprenditore Romeo dovrà ancora attendere. Ieri, intanto, è volato in Tunisia. «Qui - dice - per avere una concessione edilizia per fini industriali passano appena 75 giorni». E lo chiamano ancora terzo mondo.