
Il romanziere peruviano Mario Vargas Llosa è deceduto questa domenica a Lima. Lo ha reso noto suo figlio Álvaro sul suo account ufficiale di X. «Con profondo dolore, rendiamo pubblico che nostro padre, Mario Vargas Llosa, è morto oggi a Lima, circondato dalla sua famiglia e in pace», ha scritto.
Nato ad Arequipa il 28 marzo del 1936, il premio Nobel per la letteratura del 2010 aveva appena compiuto 89 anni. Per volontà della famiglia i funerali saranno celebrati in forma privata e, rispettando le sue volontà, le sue spoglie saranno cremate.
Primo peruviano a vincere il Nobel per la Letteratura, Mario Vargas Llosa ha un legame profondo e forte con la Sicilia. Palermo e Lampedusa in particolare. A tracciarne il ricordo anche il sindaco di Palermo Roberto Lagalla.
Il legame con Palermo
«Il rapporto tra lo scrittore e Premio Nobel Mario Vargas Llosa e Palermo resterà per sempre indelebile. Per tale ragione, è doveroso ricordare oggi Vargas Llosa scomparso nella sua Lima. Da rettore dell’Università di Palermo ho avuto l’onore e il piacere di conferire, dieci anni fa, allo scrittore peruviano la Laurea ad honorem in Lingue e letterature moderne dell’occidente e dell’oriente. Un incontro che resta ancora oggi scolpito nella mia memoria, come in coloro che quel giorno del 2015 hanno avuto il privilegio di ascoltare l’appassionata lectio magistralis a Palazzo Steri, durante la quale abbiamo potuto apprezzare ed ammirare lo spirito innovatore di Vargas Llosa. Ai familiari dello scrittore rivolgo il cordoglio dell’amministrazione comunale, ricordando come Palermo abbia avuto il privilegio di essere una delle importanti tappe della sua vita».
L'amore per Lampedusa
Lo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa è stato vincitore della decima edizione del Premio letterario «Giuseppe Tomasi di Lampedusa» e Premio Nobel per la letteratura 2010, dal palco di Santa Margherita di Belìce ha lanciato un appello per candidare l'isola di Lampedusa e i suoi abitanti al Premio Nobel per la Pace come «esempio di comprensione e solidarietà umana».
«Impegnandosi ad aiutare i migranti provenienti dal Maghreb e dall'Africa sub sahariana che spesso arrivano in condizioni disumane - ha spiegato Vargas Llosa -, questo popolo ha dato un esempio di comprensione e di solidarietà umana ad una Europa dove ancora ci sono molti pregiudizi nei confronti dell'immigrazione e di quello che rappresenta».
Ha sempre creduto nella letteratura come impegno civile e visto nei demoni della scrittura una forza capace di trasformare la visione della realtà. Protagonista della rinascita della letteratura sudamericana con il colombiano Gabriel Garcia Marquez, vincitore del premio Nobel nel 1982, insieme al quale è stato protagonista di una celebre polemica su Fidel Castro, Mario Vargas Llosa, ha ottenuto subito un grande successo nel 1963 con «La città e i cani», considerato il suo capolavoro.
«Una persona in ottimo accordo col mondo o con la vita non cercherà mai di creare realtà virtuali, verbali. Ogni romanzo, credo, è un assassinio formale della realtà», diceva, esplicitando a sei anni dall’uscita del libro che gli dette notorietà internazionale la propria poetica che indaga tra le pieghe del reale per scompaginarle, per farne emergere contraddizioni e falsità. Il libro - pubblicato in Italia da Feltrinelli nel 1967 e ambientato nell’accademia militare di Lima, frequentata dallo scrittore, di cui ha immortalato la ferrea disciplina - venne bruciato in Perù perché considerato dissacrante. L’esordio come scrittore - che nel 1993 ha preso la nazionalità spagnola ma ha vissuto per anni a Londra - è però alla fine degli anni Cinquanta con il libro di racconti I capi (1959).
Giornalista, oltre che scrittore sempre impegnato, vincitore di numerosi premi letterari fra cui il Planeta, il Cervantes, il Principe de Asturias e in Italia il Grinzane Cavour nel 2004 e il Viareggio Versilia nel 2010, alla fine degli anni Ottanta, Mario Vargas Llosa è entrato in politica e nel 1990 si è candidato alle elezioni presidenziali in Perù, ma è stato sconfitto da Alberto Fujimori. Anche in politica ha sempre avuto una posizione fuori dagli schemi. «In questa società ci sono certe regole, certi pregiudizi e tutto quello che non vi si adatta sembra anormale, un delitto o una malattia» dice uno dei suoi aforismi.
E’ stato vicino a Fidel Castro negli anni '50 per poi prendere le distanze dal leader cubano con dure critiche. Le opinioni su Castro furono anche motivo di grande polemica con Garcia Marquez sul quale Llosa nel 1971 aveva scritto una tesi di dottorato ma dal quale lo ha sempre distanziato la posizione dichiaratamente di sinistra dell’autore di Cent'anni di solitudine.
Originario di Arequipa, in Perù, dove è nato nel 1936, ha trascorso i primi dieci anni a Cochabamba, in Bolivia, e ha sempre vissuto tra l’America Latina e l’Europa: a Parigi - dove ha frequentato Sartre di cui è diventato amico e su cui è tornato nel saggio Tra Sartre e Camus pubblicato da Scheiwiller - a Barcellona, Madrid, Londra, e anche in Italia. La sua prima e vera vocazione resta la letteratura: «Non importa quanto sia effimero, un romanzo è qualcosa, mentre la disperazione non è nulla» come ha più volte ripetuto. In Italia la sua opera è pubblicata da Einaudi, subito dopo il Nobel nel 2011 uscì 'Il sogno del Celtà, ispirato alla figura del diplomatico britannico e indipendentista irlandese Roger Casement, grande amico di Joseph Conrad, primo a denunciare gli orrori del colonialismo belga in Congo di cui fu console all’inizio del XX secolo, all’epoca del boom del caucciù, poi l'ultimo nel 2024 appunto Le dedico il mio silenzio. Ma molti sono i suoi romanzi, in cui ha spesso denunciato le dittature, i soprusi, il colonialismo: La Casa Verde, La zia Julia e lo scribacchino, La guerra della fine del mondo, I quaderni di don Rigoberto, La città e i cani, Lettera a un aspirante romanziere, Conversazione nella Catedral, Elogio della matrigna, La festa del Caprone, Pantaleón e le visitatrici, Storia di Mayta, Il Paradiso è altrove, I cuccioli. I capi, Chi ha ucciso Palomino Molero?, Avventure della ragazza cattiva, Appuntamento a Londra, Il caporale Lituma sulle Ande, Il narratore ambulante, Elogio della lettura e della finzione, La Chunga e Il sogno del celta.
L'ultimo romanzo
L'ultimo, breve e malinconico romanzo di Mario Vargas Llosa uscirà in autunno nei Supercoralli Einaudi nella traduzione di Federica Niola. È I Venti, un racconto sulla solitudine e sul mondo che verrà con protagonista un uomo ormai vecchio, perso tra le strade di una Madrid surreale, che vaga disperatamente alla ricerca della sua casa, mentre i «venti inopportuni» prodotti dal suo corpo non gli danno tregua. Tra le strade che lo intrappolano in un torpore invincibile, tra confusione onirica e vera disperazione, l’anziano rivanga i ricordi di un mondo e di una vita scomparsi, sperando che in qualche modo il suo indirizzo riemerga, e nel frattempo riflette sulla sua città quasi priva di musei, librerie e cinema, dove i luoghi di cultura e di incontro sono ormai virtuali.
Il Premio Nobel 2010 per la Letteratura, morto oggi, esplora in cento pagine il senso di alienazione di chi vive in un’epoca che non riconosce più, il conflitto tra passato e presente, tra progresso e tradizione. Qui i venti sono il simbolo della decadenza fisica, ma anche delle idee, vecchie, superate, da buttar via secondo la percezione di chi viene dopo. Eppure, anche se il passato viene demonizzato e ignorato, è uno dei pochi strumenti che consente di valutare il presente e allo stesso tempo di cambiare il futuro.
Einaudi ha in corso di pubblicazione l’intera opera di Vargas Llosa.
1 Commento
Neodimio 60
15/04/2025 20:13
personalità di grande rilievo e lectio magistralis indimenticabile