Novantanove e non dimostrarli. Sono gli anni che avrebbe compiuto domani lo scrittore siciliano Andrea Camilleri, classe 1925, Porto Empedocle.
Non dimostrarli i novantanove anni: perché gli amanti del suo genere letterario, a distanza di cinque anni dalla scomparsa, avvenuta il 17 luglio 2019, non fanno mancare il proprio affetto, una testimonianza di riguardo, che si manifesta praticamente nella vendita dei libri e nella mai interrotta attenzione che ricevono gli eventi a lui dedicati, le iniziative del Fondo a lui intitolato, coordinato dalle tre figlie, e i vari sceneggiati di Montalbano trasmessi in televisione.
Ciò che invece manca dell’intellettuale Camilleri e della intera sua generazione, è la voce nel dibattito sociale, perfino politico, fluidificatosi nel silenzio con la scomparsa fisica. Un modello di pensatore engagé per secoli distintosi nel panorama artistico e letterario internazionale.
Novantanove e non dimostrarli: un millennial che dovesse leggere per la prima volta un suo libro, tralasciando in alcuni casi il contesto in cui si dipana il plot, per la freschezza dello spirito che anima i personaggi, penserebbe a uno scrittore boomer se non addirittura più giovane. Non a un quasi centenario.Deve essere per questa sorta di non distanza anagrafica che fino a poco tempo fa sulla sua tomba a Roma molti depositavano piccole attestazioni di affetto: quelle più simpatiche, le sigarette; quelle più confidenziali, sassolini da parte dei lettori di confessione ebraica; e anche quelle tradizionali, sobri bouquet di fiori e, ovviamente, messaggi scritti a mano. Soprattutto la domenica e i giorni festivi la semplice lapide con sopra inciso nient’altro che il suo nome e le date e i luoghi di nascita e di morte, sono stati e ancora sono meta di amici, conoscenti, turisti, lettori.Perché Camilleri è stato come un parente, un buon padre, un maestro, entrato nei cuori delle persone prima che negli scaffali delle loro librerie. Auguri Maestro.
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