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Addio a Toto Cutugno, simbolo della canzone italiana nel mondo

Il suo manager Danilo Mancuso spiega che «dopo una lunga malattia, il cantante si era aggravato negli ultimi mesi».

È morto Toto Cutugno. A 80 anni appena compiuti a luglio il cantautore si è spento oggi intorno alle 16 all’ospedale San Raffaele di Milano dove era ricoverato. A dare la notizia  è stato il suo manager Danilo Mancuso che spiega che «dopo una lunga malattia, il cantante si era aggravato negli ultimi mesi».

Nato nel 1943 a Tendola, frazione di Fosdinovo in provincia di Massa Carrara, Toto Cutugno (nato Salvatore) con oltre cento milioni di copie vendute, oltre 400 canzoni scritte per artisti italiani e internazionali, 15 partecipazioni (e una vittoria) al Festival di Sanremo, una vittoria all’Eurovision Song Contest e una quindicina di partecipazioni o conduzioni di programmi televisivi, è stato tra gli artisti musicali italiani di maggior successo. Ma, soprattutto, ha rappresentao il simbolo della melodia italiana nel mondo.

A soli nove anni inizia a suonare la tromba nella banda di La Spezia nella quale il padre suona lo stesso strumento. Seguono la batteria e la fisarmonica. E inevitabilmente, una volta cresciuto, i primi gruppi: Toto & i Rockers, Toto e i Tati, gli Albatros. Con questi ultimi inizia a anche a cantare e partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo, prima, e al Festivalbar poi. Il primo successo arriva nel 1977: è "Donna donna mia", brano che diventa la sigla del programma "Scommettiamo?", condotto da Mike Bongiorno.

Dello stesso anno è un altro successo, "Soli", che però viene cantata da Adriano Celentano per il quale, nel 1980, scrive un’altra hit: "Il tempo se ne va". La carriera prosegue alterando la scrittura per altri (da Johnny Hallyday a Mireille Mathieu, da Miguel Bosè a Luis Miguel) e quella per se stesso, aggiudicandosi la prima (e unica) vittoria a Sanremo nel 1980 con "Solo noi". Tre anni dopo è di nuovo sul palco dell’Ariston. Non lo vince ma la canzone, che in realtà è stata pensata per l’interpretazione di Celentano, è quella che diventerà il suo successo per antonomasia, vendendo milioni di dischi e arrivando a ben 200 versioni in tutto il mondo: "L'italiano". Il brano, infatti, scala le classifiche europee (in Italia raggiunge la prima posizione e rimane nella Top 10 per settimane), viene poi inciso e tradotto da vari artisti in diverse lingue, vendendo milioni di dischi. Seguono, negli anni successivi, altri brani celebri cantati da lui ("Serenata", "Azzurra malinconia", "Emozioni", "Le mamme", "Gli amori") o da altri.

Tra questi "Noi ragazzi di oggi" (Luis Miguel), "Io amo" (Fausto Leali), "Il sognatore" (Peppino Di Capri), "Canzone d’amore" (I Ricchi e Poveri), "Io per le strade di quartiere" (Franco Califano), "Per noi" (Fiordaliso). Dopo i quattro secondi posti sanremesi come cantante (più uno come paroliere), Cutugno ottenne una rivincita vincendo l’Eurovision Song Contest 1990 a Zagabria con Insieme: 1992 (secondo trionfo per l’Italia).

Nel frattempo arrivano anche le conduzioni dei programmi televisivi, da "Domenica in" a "Piacere Raiuno", "La Vela d’oro" (con Raffaella Carrà e Fabrizio Frizzi), "Stasera mi butto... e tre!" (con Giorgio Faletti), "I Fatti vostri". Gli anni 2000 sono particolari per Cotugno che, da un lato, vede accrescere il suo successo all’estero, soprattutto nei Paesi dell’Est ma, dall’altro, viene temporaneamente fermato da un tumore alla prostata che lo costringe a subire un intervento chirurgico seguito da apposita terapia. L’ultima partecipazione televisiva è quella al programma di Amadeus "Ora o mai più", in veste di coach di Annalisa Minetti, mentre l’ultima intervista tv, a "Verissimo" di Silvia Toffanin, risale al 2020.

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