Nel 2009 era stato trovato il cranio di Paus, uomo di Neanderthal vissuto in riva al Po. Ora, un secondo ritrovamento: il Po ha restituito un altro cranio umano arcaico, ‘Acamar’, ritrovato a Isola Serafini da Davide Persico, professore di Paleontologia dell’Università di Parma e sindaco di San Daniele. Stavolta appartiene ad un homo sapiens (probabilmente risalente al Paleolitico) del quale sono rimaste due ossa parietali e l’osso occipitale. È spuntato sotto la ghiaia, alla confluenza tra Po e Adda e al confine tra le province di Cremona e Piacentino, in territorio di Isola Serafini, nel Comune di Monticelli D’Ongina. E il Sindaco, Gimmi Distante, non ha nascosto l’entusiasmo: «Ritrovare qui le tracce del nostro passato è emozionante». È stato un altro primo cittadino, Persico, a scovare il fossile: «Era seminascosto dalla ghiaia - racconta -. Eravamo impegnati in un’escursione per l’osservazione del fiume e la scoperta è stata del tutto casuale. Ho segnalato immediatamente alla Sovrintendenza archeologica Belle arti e paesaggio per le provincie di Parma e Piacenza. La datazione - ha proseguito - è ancora incerta perché devono essere effettuati tutti gli studi necessari, ma è sicuramente arcaico e ritengo possa risalire al Paleolitico». Venerdì il reperto sarà portato a Ravenna per la campionatura paleogenetica e quella dell’analisi al radiocarbonio. Con Mauro Cremaschi, dell’Università di Milano, che si occuperà della parte geomorfologica e sedimentologica; la coordinazione del progetto è ad opera di Persico e del Museo di storia naturale dell’Università di Parma, dove il cranio è ora custodito. È stato Persico a scegliere il nome: «perché Acamar? Perché la costellazione di Eridano (antico nome del Po) ha la forma di un fiume la cui sorgente è indicata dalla stella Cursa, si snoda verso sud e compie l’ultima ansa in corrispondenza della stella Acamar. Il fossile di Homo sapiens è stato trovato proprio nel grande meandro di Isola Serafini, che somiglia a quella parte di costellazione». «Il ritrovamento dei resti del cranio di un antico Homo sapiens nel Po dimostra come il grande fiume della Pianura padana continui a giocare ‘a nascondinò con le tracce dei nostri antenati, seppellendole e facendole riemergere in virtù dei suoi fenomeni alluvionali, proprio come aveva già fatto con il cranio dell’uomo di Neanderthal Paus scoperto nel 2009», ha ricordato dal canto suo il paleoantropologo Giorgio Manzi, dell’Università Sapienza di Roma.