Torna con un nuovo album Tiberio Ferracane, il cantautore folk pop dai genitori siciliani ma entrambi nati a Tunisi. I nonni paterni erano di Marsala e quelli materni di Piana degli Albanesi. Esce Magaria, il cui sottotitolo recita «Un viaggio nel Mediterraneo. Ogni porto è casa mia»: vuole essere la sintesi di questi ultimi 10 anni della vita artistica del cantautore o della sua vita stessa. «Sono figlio d'Africa - racconta - da genitori siciliani nati a Tunisi. Io sono nato a Torino. La mia cultura si divide equamente fra una mamma che mi parlava in francese, un padre che rispondeva in siciliano e una lingua parlata in casa, mix di francese, italiano e siciliano. Il piatto della domenica era il Cous Cous e per l'aperitivo (rigorosamente in piedi) non potevano mancare il Pastis e il polpo bollito con l'Harissa». Ed è per questo, aggiunge, «che nelle mie canzoni mi è venuto naturale inserire frasi in francese e siciliano oltre che che in italiano. La mia casa è il Mediterraneo e poco importa se sono a Palermo, Genova o Marsiglia». Si tratta di un doppio disco: metà di canzoni inedite e metà di brani di autori conosciuti, di autori che hanno accompagnato la vita di Tiberio, iniziando da bambino quando ascoltava le canzoni dal giradischi dei suoi genitori o dei loro amici di Tunisi. Ecco perché Magaria, termine adottato dal dialetto in siciliano, viene sentito dall'artista come l'album della vita. Il disco è dedicato a Philippe Troisi, musicista francese, legato a Ferracane, che lo ricorda così: «Philippe Troisi è stato il motore di questo progetto, avrebbe dovuto farmi le chitarre e curare gli arrangiamenti. Io e Philippe ci siamo conosciuti durante la pandemia grazie ad un mio cugino, Lorenzo Ferrigno, anche lui di origini siciliane, ma nato e vissuto a Marsiglia. Philippe nasce a Marsiglia appunto, è un musicista di valore, con una storia importante alle spalle sia artistica (ha accompagnato Pavarotti, per dirne una) che di vita: madre di Barletta e papà di origine napoletana, viene però cresciuto dal secondo marito della mamma che è un gitano. Da qui il suo amore per la chitarra gitana, per il flamenco, senza però dimenticare le sue origini e quindi l'amore per le canzoni napoletane e il blues». «Avevamo un progetto insieme. Era quello di raccontare la storia della folta comunità italiana a Marsiglia - continua Ferracane - attraverso le canzoni, gli artisti e la cultura che si era venuta a sviluppare in Francia. D’altronde lui era figlio di immigrati e io di profughi italiani, un connubio perfetto. In più mi aveva spinto a ricominciare a scrivere e aveva dichiarato di voler contribuire al mio disco. Purtroppo però, a pochi giorni dall’inizio delle riprese in studio, Philippe è mancato. Ma non ho avuto dubbi, con la tristezza nel cuore ho deciso di andare avanti».