Fondatore con Accardi, Attardi, Consagra, Sanfilippo e Turcato dello storico gruppo di ispirazione marxista Forma 1, Achille Perilli, scomparso a 94 anni, è stato un protagonista della scena artistica italiana del Novecento e uno dei padri nobili dell’astrattismo italiano. È morto all’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto, la località umbra dove viveva da tempo in una casa-studio immersa nel verde, era nato a Roma il 28 gennaio 1927. La casualità tragica vuole che fra tre giorni, il 20 ottobre, si aprirà al Mart di Rovereto una mostra, postuma, voluta dal presidente del museo trentino Vittorio Sgarbi, con Lorenzo Zichichi, in cui la sua arte è in dialogo con Piero Guccione. La sua cifra stilistica è stata la costante ricerca dell’utilizzo e della combinazione di forme geometriche e colori brillanti, proseguita davvero per tutta la vita, indagando le forme dell’astrazione pur in una coerenza stilistica. «Perilli - ha detto oggi Sgarbi - aveva una intelligenza lucida e geometrica». A 19 anni, nel '46, già dipingeva: con i compagni di scuola, Dorazio e Guerrini, organizza la prima mostra di studenti-pittori roðmani che si tiene al liceo Giulio Cesare, l'anno successivo era già passato a quella pittura astratta che in quell'epoca ancora facevano in pochi. Il suo Paesaggio Astratto del 1947 è tra le opere storiche. Forma 1 è stato il primo gruppo astratto in Italia - e in Europa - nel dopoguerra. «Ci siamo trovati in opposizione alla Scuola romana, che dominava nettamente. La scuola realista fu imposta dal Partito Comunista e quindi, in un certo senso, Guttuso divenne un nostro nemico. Con lui si è creata una frattura insanabile», raccontava in una recente intervista su ArtTribune l'artista ricordando una stagione memorabile di avanguardia e impegno, dialoghi accesi. Un periodo intenso come il successivo decennio, quando Perilli con i suoi amici artisti, Totò Sanfilippo, Carla Accardi, fondò una galleria a Roma, L’age D’Or, l’unica che, oltre a fare le mostre, vendeva riviste d’avanguardia internazionali. Lucio Fontana invita l’«Age d’Or» a collaborare alla Triennale di Milano. Dagli anni Settanta Perilli si è dedicato alle «machinerie», strutture mutanti, determinate da una metodologia irrazionale. Sempre a contatto con gli ambienti culturali più all’avanguardia, nel 1971 scrive il Manifesto della Folle Immagine nello Spazio Immaginario; nel 1972 partecipa alla costituzione del Gruppo Altro; nel 1982 pubblica il manifesto Teoria dell’irrazionale geometrico. Ha collaborato anche ad allestimenti teatrali. Innumerevoli le mostre personali, collettive e le retrospettive: da quella a Parigi («Achille Perilli. L’irrazionale geometrico», 1984) , alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1988 dalla Calcografia Nazionale di Roma nel 1992 alla Mole Vanvitelliana di Ancona nel 1998, alla Quadriennale di Roma. Achille Perilli partecipa alle Biennali di Venezia del 1952, 1958, 1962 e 1968, in questa ultima edizione con una sala a lui dedicata. L’ultima mostra è del marzo scorso, una esposizione, organizzata dalla casa d’aste Cambi a Milano, in cui ai lavori dei primi Anni Sessanta, della serie Fumetti, si accostano le tele più recenti. «Con la scomparsa di Achille Perilli il mondo dell’arte perde un illustre esponente: un grande maestro dell’astrattismo italiano, il pittore delle geometrie impossibili e irrazionali», dice il ministro della Cultura, Dario Franceschini che si stringe ai familiari e agli amici in questo giorno di lutto. «La sua produzione artistica - ha proseguito il ministro - ha mantenuto sempre uno stretto dialogo con le avanguardie e ha portato lustro e prestigio al nostro Paese in tutto il mondo».