Terzo posto a Sanremo, premio Bigazzi per la migliore composizione musicale, premio Siae per il videoclip, persino la cover di Caruso, cantata nella terza serata con la Napoli Mandolin Orchestra, è stata votata come straordinaria dai professori dell’orchestra dell’Ariston.
Insomma, è un momento d’oro per Ermal Meta, come racconta ai microfoni di Rgs che gli dedica lo Speciale Weekend, stamattina alle 9 e domani sia alle 6 che alle 17.
Tribù urbana, il nuovo album di inediti appena uscito, è già entrato direttamente al primo posto della classifica Top of the Music Album e della classifica Top of the Music Vinili.
«Tribù urbana, due parole un po’ in antitesi l’una con l’altra – spiega il cantante intervistato da Marina Mistretta -. Ho voluto creare questo ossimoro per indicare il gruppo in un ambiente metropolitano. È vero che tutti cerchiamo l’altro».
Tribù urbana (pubblicato su etichetta Mescal e distribuito da Sony Music) arriva a tre anni di distanza dall’ultimo album in studio, «Non abbiamo armi», ed evidenzia l’altissimo livello di scrittura dell’artista, sia quando dà voce ai sentimenti, sia quando racconta il mondo attraverso storie di vita, guardando negli occhi uno ad uno i componenti della sua Tribù urbana, con suoni e parole che diventano i colori distintivi di questo nuovo progetto di Ermal Meta.
L’album contiene undici nuovi brani, tra cui «Un milione di cose da dirti», il pezzo di Sanremo. «A volte non dire nulla vale più di tante parole. È come lasciare un foglio bianco e dire, scrivilo tu. È un modo per dire tutto quanto senza prediligere qualcosa al posto di qualcos’altro». Una di quelle canzoni che ti cullano. «Il mio primo Sanremo è stato nel 2006 – rivela Ermal Meta – non tutti per fortuna ricordano che ho partecipato come chitarrista di una band tra i Giovani. Venimmo eliminati subito. Poi nel 2010 con “La fame di Camilla” e stavolta ero il cantante della band, ma anche in questa occasione venimmo cancellati immediatamente».
Ride al ricordo, ma il vero debutto è nel 2016 da solista, per la terza volta tra i Giovani: «Da lì è iniziato il mio percorso vero e proprio, poi l’anno successivo è arrivata Vietato morire. A quanto pare sono stato l’unico ad aver partecipato tre volte tra i Giovani, ma sempre in veste diversa». L’album si apre con una scarica di energia, Uno, e prosegue con Stelle cadenti, una delle canzoni più solari di questo album, nonostante il brano affronti uno dei momenti meno luminosi di una storia d’amore.
«Sono undici fotografie, pillole di storie che fanno il punto di altrettanti momenti, venature di vita. È un album molto urbano, da tanti punti di vista». Il destino universale arriva prima di Nina e Sara: convegni, comizi, marce, petizioni, lotte, ma ancora per molti – troppi – è un peccato mortale. No satisfaction, poi la potente Non bastano le mani; Un altro sole; Gli invisibili, camminata metropolitana tra quelli che non si vedono. Chiudono, Vita da fenomeni e Un po’ di pace.
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