Una giovane Rosalia che, circondata da cherubini, guarda estasiata verso il cielo dopo aver salvato Palermo dalla peste. È la patrona del capoluogo siciliano raffigurata dall'artista fiammingo Anthony Van Dyck mentre si trovava in città nella primavera del 1624, l'anno dell'epidemia.
Il dipinto, "Santa Rosalia che intercede per la pestilenza", che sarebbe stato esposto al Metropolitan Museum of Art a New York durante il "Making the Met: 1870 -2020", ora si trova, è il caso di dirlo, in quarantena proprio nella postazione che avrebbe dovuto occupare durante la mostra. È una delle cinque raffigurazioni della Santa sopravvissute tra quelle realizzate da Van Dyck durante la sua permanenza a Palermo, una delle prime acquisizioni da parte del Museo nel 1870 e quindi tra le opere principali esposte per le celebrazioni dei 150 anni della galleria che avrebbe dovuto riaprire lunedì. Cosa che non avverrà e proprio ora che l'epidemia di coronavirus si sta espandendo, la Santa dovrà rimanere lontana dalla vista e dal cuore del suo pubblico.
L'artista aveva raggiunto la Sicilia per realizzare dei ritratti commissionati dal vicerè spagnolo dell'Isola, lo stesso che il 25 giugno dichiarò lo stato d'emergenza e cinque giorni dopo morì. In quei giorni vennero scoperte anche le reliquie di Santa Rosalia e, dopo essere portate in giro per la città, come si tramanda, la peste venne debellata e anche l'epidemia sembrò scomparire.
Il giovane Van Dyck, all'epoca 25enne, nel suo dipinto rappresenta proprio quell'istante. C'è da dire però che la Santa non è stata immediatamente identificata. Per anni infatti l'opera fu interpretata come un'assunzione della Vergine e furono solo alcuni piccoli dettagli a permettere di decifrare lo scenario e di associare l'immagine della giovane donna dai capelli biondi e con gli occhi spalancati in estasi a Santa Rosalia.
Sicuramente l'ambientazione. Alla base è raffigurato il porto di Palermo mentre sullo sfondo si scorge Monte Pellegrino, dove furono trovate le reliquie e il cui riferimento è un teschio retto da uno dei cherubini rappresentati sulla sinistra. In alto poi un altro cherubino regge una corona di rose, rimando al nome stesso della Santa.
Sembrerebbe infatti che Van Dyck abbia assistito a tutto il periodo della pestilenza e che con questo dipinto abbia voluto omaggiare Palermo della sua arte nel momento in cui la città che lo aveva accolto stava affrontando uno dei momenti peggiori della sua storia. Ieri come adesso.
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