«Mi piace pensarmi come un dissidente - dice Giovanni Allevi -che guarda alle note antiche per trovare speranza nel futuro». Ma forse il vero effetto dell’essere un dissidente è quello di andare per la propria strada, infischiandosene di etichette, generi, versioni, steccati. Allevi scrive, propone, dispone. E stavolta, ha persino scoperchiato una scatola, quella dove era chiuso il canto. Questo suo nuovo album, «Hope» sarà il cuore di un intervento radio ad Rgs, oggi alle 16 per poi scappare alle 18 alla Feltrinelli di Palermo, dove sarà intervistato da Marina Mistretta; e domani alla Feltrinelli di Catania, sollecitato dalle domande di Salvo La Rosa.
Per tutti e due i firmacopie si dovrà acquistare il cd nello store. Per i concerti si dovrà invece aspettare il 19, 20 e 21 dicembre, rispettivamente a Catania, Marsala e Palermo.
«Hope» è un vero inno alla speranza in un futuro migliore ma lo mette duramente alla prova. Perché Allevi ha deciso non solo di metter mano a pezzi arcinoti legati al Natale, ma di scrivere brani che sono interpretati dal Coro dell'Opera di Parma e dalle voci bianche dei Pueri Cantores della Cappella Musicale del Duomo di Milano, sostenuti dall'Orchestra sinfonica italiana, che in una veste del tutto inedita, proporrà un accompagnamento con batteria.
E torniamo ad «Hope» che – basta il titolo – è un album «di speranza nel periodo buio che il mondo sta attraversando - spiega Allevi -, e racchiude anche tematiche di stretta attualità, tra ecologia e desiderio di ritrovare il bello nelle cose». Ma è anche una sorta di inno all'antico che possa ispirare speranza per il futuro. «Cerco di distinguere le parole antico e passato - spiega Allevi -perché la prima, a differenza della seconda, mantiene la sua attualità come elemento a cui attingere. L'antico non è qualcosa di morto, ma di attivo e da utilizzare continuamente per capire e progredire » .
La scaletta del cd è tutta da ascoltare. Con calma, centellinando i brani, immergendosi in un pulviscolo dorato, una sorta di cascata, una nuvola con le palline e le luci colorate. Perché in «Hope» sono entrati, tra un brano inedito e l'altro, anche capolavori per coro e orchestra tratti dal repertorio classico di Bach, Mozart e Händel, riarrangiati secondo l’Allevi-pensiero «perché - ricorda lui - non c'è futuro senza storia».
Lui, il compositore-pianista-filosofo - non scordiamoci la laurea -, appunto, in «pensiero» denuncia un obiettivo. «Che è sempre quello di trovare la magnificenza della musica antica che si esprime attraverso il copolifonico, l'orchestra e i grandi capolavori dei compositori, affiancando però il tutto al suono del mondo contemporaneo che c'è attorno a noi. È una delle cose più difficili da fare, forse, ma il mio senso di malinconia e di precarietà mi porta a compensare nella musica, affidando la mia anima ad un linguaggio maestoso, un qualcosa che non sento dentro di me ma che desidero profondamente».
Tra «O generosa» e il «Te deum», «Ave verum corpus» e una bellissima «Halleluja», Allevi ha inserito nel suo album-inno alla speranza anche una sua versione di «Christmas Time» e la cantata sacra «Sotto lo stesso Cielo». «E la mia via di fuga da tutto quello che è scontato - chiude il compositore - e da un presente dove vige l'ansia dell'essere immediatamente riconosciuti. Viviamo in un mondo dove i numeri sono tutto ma la bellezza va ricercata nel tempo, aspettata e capita». L’Hope Christmas tour partirà domenica 1 dicembre dal Teatro Dal Verme di Milano.
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