Maggiolino, addio per sempre. A poco più di ottant'anni dall'inizio della sua gloriosa storia, Volkswagen produrrà mercoledì 10 luglio, nella fabbrica messicana di Puebla, l'ultimo esemplare dell'automobile che da sempre è un simbolo della Germania e della robustezza dei suoi prodotti e che ha segnato la storia del Novecento. Il Maggiolino - con il nome di Typ 1 - vede la luce in pieno Reich nazista. Doveva essere l'utilitaria per tutti, la 'vettura del popolo' voluta da Adolf Hitler con cui i tedeschi avrebbero attraversato con le proprie masserizie le nascenti autostrade del Reich, fatte costruire a tappe forzate per essere poi usate soprattutto a scopi bellici. Diventerà davvero la macchina della classe media che - come accadrà in Italia con le 600 e 500 della Fiat - vi caricherà e trasporterà di tutto. A disegnare quelle linee inconfondibili è l'ingegnere austriaco Ferdinand Porsche, cui il Fuehrer, austriaco come lui, chiede di progettare un'auto che faccia da contraltare alla Ford T, la prima automobile prodotta in serie che spopola negli Stati Uniti. Hitler fa edificare una fabbrica apposita, in Bassa Sassonia, e una città intorno, la futura Wolfsburg, non lontana da Hannover. È il 1938, nasce la Volkswagen. Lo scoppio della guerra, però, ne ferma la produzione: in quel momento tutte le fabbriche vengono riconvertite alla produzione di cannoni, carri armati e munizioni per sostenere lo sforzo bellico tedesco. Prima fra tutte la Volkswagen, al tempo una delle più grandi e moderne. Ma alla fine del conflitto il Maggiolino è la prima macchina a riprendere la produzione in una Germania piagata ed offesa dalle bombe e dalla vergogna. E il successo arriva subito.