Si intensificano le prove per il debutto di “Orcaestra”, il nuovo tour sinfonico orchestrale di Vinicio Capossela. Il 12 ed il 14 luglio sono previste due date siciliane, al Teatro di Verdura di Palermo ed al Teatro Antico di Taormina, per due appuntamenti con l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, diretta da Stefano Nanni. Ecco cosa dice Vinicio Capossela del suo nuovo progetto:
“Finire nelle fauci dell’ORCAESTRA … come fosse un animale smisurato e mitologico. Che non è una balena, è un’Orca. La balena la conosciamo già, ha qualcosa di materno, che per quanto produca spavento, può accogliere. L’orca è ferina, vorace, selvatica. Fa a brandelli il passato e lo risputa. È bocca spalancata, un doppio, ottuso semicerchio dentato. Può inghiottire da un momento all’altro il piccolo pianoforte a vela che gli naviga in boccascena. Così l’Orcaestra è un congegno mnemonico che addenta il futuro risputando brani del passato. Viaggiare inseguito da queste fauci è una specie di traversata nella propria esistenza, che utilizza anche scogli e frammenti di brani classici che hanno segnato un’epopea mitica: l’intermezzo di Cavalleria Rusticana, per esempio. È musica libera (nella scelta del repertorio) per spostarsi, cacciare, accoppiarsi. Che infine queste sono le necessità per le quali i mammiferi marini cantano, o emettono suoni, diversi a seconda delle occasioni.
Tre attività che alla fine sono la sintesi dei motivi della Vita stessa: “Spostarsi”, quindi muoversi…il viaggio, la scoperta, l’avventura; “Cacciare”, quindi lottare, combattere, ma anche inseguire qualcosa, andare a trovarlo dove si è rintanato per poterlo affrontare; ed infine “Accoppiarsi”, quindi amare o almeno raddoppiarsi. L’amore, la seduzione, l’attrazione, la necessità, la tensione all’altro. Questi gli elementi del nostro portolano periglioso, in un itinerario geografico che tocca più luoghi lacustri. Il lago: l’acqua ferma, dolce, nella quale più si diventa pesanti e più velocemente si affonda. Il lago, che sempre cela il suo mostro e la sua leggenda. Costeggiare le rive di questo paese di coste e antiche mura. Portarsi così sulla schiena questo mostro ferino, capace di ampi sbuffi di eleganza… come è elegante il lupo mannaro quando ulula e riflette nei denti la luna.
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