Tom Wolfe, giornalista, saggista e scrittore, autore di libri famosissimi come «The Right Stuff" e «Il Falò delle Vanità», è morto in un ospedale di Manhattan a 87 anni per le conseguenze di una infezione. Nato a Richmond, in Virginia, viveva a New York dal 1962, quando era entrato come reporter al New York Herald Tribune dopo un breve passaggio al Washington Post.
In quegli anni, usando tecniche narrative della fiction nelle sue opere di saggistica, Wolfe diede vita a quel fenomeno ibrido e di grande influenza del «New Journalism», una forma di reportage all’insegna del «raccontare, raccontare, raccontare». Famoso per la sua satira graffiante, ma anche per l’eleganza azzimata dell’abito con gilet color vaniglia confezionato per lui dal sarto di sempre, il newyorchese Vincent Nicolosi, e indossato come un’uniforme sulla camicia di seta a righini dal colletto inamidato bianco quando andava a passeggio di Madison Avenue. «Neo-pretenzioso», si era definito una volta, facendo dell’ironia su se stesso.
Wolfe era un maestro nell’arte delle etichette: non si salvò Leonard Bernstein, il leggendario direttore d’orchestra e compositore di «West Side Story», bollato come «radical chic», radicale da salotto, un termine poi entrato nel lessico americano, per aver ospitato nel suo appartamento del Dakota un party con le Pantere Nere.
Il suo debutto in libreria risale al 1965 con la raccolta di articoli «Kandy-Kolored Tangerine-Flake Streamline Baby» (in Italia edito da Feltrinelli come «La baby aerodinamica color karamella"), il primo di nove opere di non-fiction, sulla California della controcultura. L’ultimo libro è del 2012: "Back to Blood» aveva segnato la rottura con l’editore Farrar Straus and Giraux che lo pubblicava da ben 42 anni. Era una storia di immigrazione di personaggi cubani, francesi e russi e haitiani che si incontrano a Miami e aveva fatto seguito al flop di «I Am Charlotte Simmons» del 2004: la storia di un’ingenua ragazza che, approdata al college, inizia una vita libertina fatta di party esagerati e incontri sessuali occasionali era stata un delusione tra il pubblico.
Per molti Wolfe resta «lo scrittore con più talento d’America», come scrisse di lui su National Review William Buckley Jr. apprezzandolo come «un maestro delle parole». «The Right Stuff» del 1979 sulla prima squadra di astronauti della Nasa, adattato per il cinema con Sam Shepard, Dennis Quaid e Ed Harris fece del pilota collaudatore Chuck Yeager un eroe culturale, oltre ad introdurre un altro idioma nella lingua inglese.
Wolfe nel frattempo continuava a scrivere prolificamente per magazines come il New York, Harper's e Esquire. Dopo aver sperimentato per anni con il «New Journalism» la tentazione del romanzo era forte: «Falò delle Vanità», ispirato nel titolo alla Firenze di Savonarola e inizialmente pubblicato a puntate su Rolling Stone divenne libro nel 1987, offrendo, con la storia del trader Sherman McCoy e del reporter in cerca di uno scoop salva-carriera Peter Fallow, una satira graffiante degli eccessi dei ricchi alla Donald Trump nella New York negli anni Ottanta.
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