ROMA. Due nuovi episodi di Montalbano, Amore e La giostra degli scambi, in onda tra febbraio e marzo su Rai1, tre film in uscita, fra i quali a gennaio la commedia agrodolce Il vegetale di Gennaro Nunziante, al fianco di Fabio Rovazzi (''è un bell'esperimento"), e una nuova passione, il canto (''Sanremo da cantante? Favoleggiando, meglio i club''). Per Luca Zingaretti le sfide non sono mai state un problema. Compresa quella di essere da quasi 20 anni volto del personaggio di Camilleri, in una fiction venduta in 60 Paesi che ora gli porta anche il Premio Latin Artis (assegnato dalla Federazione delle società per i diritti connessi del settore audiovisivo nei paesi di origine latina, a cui ha aderito anche l’Italia con Nuovo Imaie), come attore italiano più popolare di tutti i Paesi del Sudamerica. «Faccio Montalbano due mesi ogni due anni, è vero che cambiare è il desiderio di ogni attore ma lo è anche seguire così a lungo un personaggio come è questo - spiega -. Viene da uno scrittore che non pensa al successo di pubblico e va per conto suo. Io ogni volta mi rimetto lì con la stessa curiosità di vedere cos'è cambiato, se è diventato più 'scuro'. Come in tutti i gialli che si rispettano Camilleri riesce anche a raccontare il Paese in cui viviamo e fare il punto nave ogni volta è un grande privilegio». Il premio Latin Artis «mi fa particolarmente piacere, perché viene da una terra che amo, dove mi sento a casa. Poi noi siamo uno sputo sulla carta geografica, pensare che riusciamo a raggiungere ed essere apprezzati in posti così lontani è straordinario». Si è mai visto doppiato? «Sì, e fa un effetto terribile. In alcune edizioni mi hanno doppiato molto bene, in altre molto male, perché a volte viene equivocato il lato burbero del commissario, si pensa che sia una scusa per far ridere. E allora esagerano, e quando fai così non fai ridere 'manco er gatto de casa'». A gennaio Zingaretti torna al cinema in Il vegetale dove Gennaro Nunziante (qui in libera uscita dal sodalizio con Checco Zalone), lo ha voluto a fianco del protagonista al suo esordio sul grande schermo, Fabio Rovazzi: «Nunziante è stato bravissimo a scrivere questo testo su Rovazzi, che non è un attore, mantenendo lo spirito del personaggio. E’ venuta fuori una commedia curiosa con lati agrodolci, come la vita al giorno d’oggi». E’ già pronto anche La terra dell’abbastanza, film d’esordio dei due gemelli 29enni Fabio e Damiano D’Innocenzo: ''Sono due debuttanti con le idee molto chiare che hanno fatto un film molto bello e duro, fuori dagli schemi». Nella storia, «che ha per protagonisti dei ragazzi - si limita a spiegare - faccio un bossettino di quarta categoria, in una situazione dove non c'è una malavita vera, ma degrado». Poi lo vedremo nei panni del padre di un transessuale in un’altra opera prima, Thanks for Vaselina, diretto da Gabriele Di Luca, che porta sul grande schermo la sua commedia teatrale: «un passaggio che mi pare ben riuscito» commenta. Senza dimenticare una nuova passione di Zingaretti, il canto, dalla puntata di Music con Paolo Bonolis, appena andata in onda, dove si è esibito in I migliori anni della nostra vita di Renato Zero (''ho ricevuto più messaggi per quello di qualunque altra prima teatrale, cinematografica o televisiva") a un’estemporanea e vivace performance ieri a Roma con la band Ridillo in Tu vuò fà l’americano, dopo aver ricevuto il premio: «Cantare è una cosa che mi diverte molto, ho cominciato a prendere lezioni da qualche anno e mi piacerebbe continuare, è una nuova forma d’espressione». Si vede in qualche musical? «Non mi sono mai piaciuti». E un ritorno a Sanremo come cantante? «Ma si si... o meglio, favoleggiando, se mi si dovesse aprire una carriera come cantante mi vedrei più nei club, venendo dal teatro ho bisogno del pubblico vicino».