BELLUNO. Un’arte antica italiana, artigiana e artistica al tempo stesso, viva perché vuole rinnovarsi: è l’intarsio ligneo. Una collettiva con opere provenienti da tutto il territorio nazionale è stata in mostra a palazzo Crepadona, a Belluno. Con ottanta preziose tarsie da parete, a questa seconda rassegna nazionale partecipano quindici artisti dall’indubbio estro creativo tra cui spiccano il veronese Arturo Biasato, il cremonese Carletto Cantoni e il palermitano Nino Gambino. L’intarsio (o tarsia lignea) è una decorazione nota già nel Trecento che si realizza accostando e selezionando con cura minuti pezzi di legno di colori diversi così da poter formare un soggetto (di solito una figura o un paesaggio) disegnato in precedenza. Nino Gambino, che l’arte l’ha respirata in casa (zio e fratello sono scultori e pittori), alla lavorazione del legno è arrivato dal…mare. Dopo il diploma all’Istituto tecnico nautico, s’impiega presso gli uffici della Capitaneria di Palermo dove ammira dal vivo (e da vicino) quelle navi che, in miniatura, ama da sempre collezionare ma anche costruire e dipingere («lavori che richiedono mesi d’applicazione»). Ma dopo aver realizzato tre vascelli decide di…virare verso altre direzioni. «Mi ero stancato di costruire solo velieri - racconta divertito - ma avendo la casa piena di listelle in qualche modo dovevo usarle…Era il 1984 e decisi che tutte le tecniche che avevo imparato nella costruzione di modellini le avrei (ri)utilizzate nel nuovo campo della tarsia: da allora non ho mai smesso». Per Federico Martinelli Gambino «gioca alla perfezione su sfumature e multicolore: il suo è un racconto emozionante che spazia dal figurativo al geometrico passando dall’astratto. Ed è proprio nella modernità il suo valore aggiunto». E se il palermitano, nella prima fase come intarsiatore, rendeva omaggio agli artisti del passato («ho iniziato con l’Autoritratto di Van Gogh poi Modigliani, Picasso fino alla Vucciria di Guttuso, realizzata dopo 1800 ore di lavoro e di passione»), oggi ha raggiunto la sapienza artigianale grazie all’abile incastro di centinaia pezzi di piallaccio su superfici multistrato. Se le opere di Gambino esposte a Belluno (tra cui «Geomaschera», «Regata», «Nuotatore tuffatore», «Dal punto di vista del tucano» e un coloratissimo «Sisma», dedicato al terremoto di Amatrice) ma si augura che anche a Palermo (capitale italiana della cultura 2018) il prossimo maggio arrivi la terza tappa della collettiva dei maestri intarsiatori lignei.