MILANO. La linea rossa del successo, tra luci e ombre: George Michael segue quest’immagine nel suo ultimo progetto artistico, il documentario 'George Michael: Freedom'.
Diretto da Michael con l'amico e manager David Austin, e accompagnato dalla narrazione dello stesso cantautore che vi ha lavorato fino a tre giorni prima della morte, il film prodotto da Sony Music con BBC Worldwide e Channel 4 sarà trasmesso in esclusiva italiana su Sky Arte sabato 21 ottobre in prima serata.
Al racconto dipanato da George Michael, ripreso nella tranquillità della sua casa di Highgate a Londra mentre batte a macchina su un’Olivetti Lettera DL, contribuisce la cerchia di amici e compagni di strada, stelle di musica e moda che ne descrivono in particolare il periodo cruciale intorno al secondo disco solista 'Listen Without Prejudice Vol. 1' del 1990.
Lo stesso documentario era stato concepito in previsione della ripubblicazione del disco, che uscirà il 20 ottobre in un cofanetto con l’MTV Unplugged del 1996 rimasterizzato e la b-side 'Fantasy' remixata da Nile Rodgers. Il racconto, che si fa bilancio esistenziale alla luce della morte del protagonista e narratore, parte dai primordi dell’avventura solista del cantautore. Nel personaggio con giacca da motociclista e occhiali da sole coniato per l’album 'Faith' l’artista, ormai divenuto stella globale, comincia a smarrirsi:
«Non riesco a spiegare quanto sia travolgente questo tipo di isteria quando la deve assorbire una persona sola - racconta - Dieci mesi di quella vita mi avevano portato al limite, ero da solo».
Un tour interminabile, il bisogno di privacy e le polemiche americane sull'appropriazione culturale del soul spingono Michael a volersi sottrarre all’occhio di bue e far parlare la musica. Da qui nasce 'Listen Without Prejudice Vol. 1', in cui centrale è l’esigenza di non mostrarsi: nessun nome sulla copertina, un video di 'Freedom! 90' recitato dalle super top model dell’epoca sono le strategie promozionali non convenzionali che di lì a poco avrebbero portato a uno scontro giudiziario con la Sony Music americana, accusata dall’artista di non aver supportato le sue scelte. Il disco segna anche una maturità autoriale, tra R&B e Beatles, ribadita dalle testimonianze di Elton John e Stevie Wonder, Mary J Blige e Mark Ronson fino a Liam Gallagher (che non si risparmia anche una frecciatina al fratello). Nel frattempo irrompe l’amore, e la relazione con il primo compagno, Anselmo Feleppa, e la sua morte per AIDS sottolineano uno dei momenti più toccanti, il concerto del 1992 in memoria di Freddie Mercury:
«Dentro di me mi sentivo morire. Ero sopraffatto dalla tristezza del cantare le canzoni di un uomo che veneravo e che era morto in un modo che il mio primo grande amore avrebbe potuto sperimentare. La performance forse più famosa della mia carriera è stata cantare per il mio amore che stava morendo».
Le dispute con Sony, il lutto elaborato nel disco 'Older', il coming out sono le ultime tappe cruciali del documentario, in cui nonostante le presenze eccellenti (non ultimi Adele e Chris Martin che cantano due cover in apertura e chiusura) il racconto è sempre intimo e personale. Come nel finale, in cui attraverso uno spezzone di vecchia intervista, George Michael fa i conti con la propria eredità: quella di star del pop, certo, ma anche quella di autore libero.
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