MILANO. Cosa significa essere ribelli oggi? Per rispondere a questo interrogativo al Teatro Nuovo di Milano si sono incontrati il cast dell’opera rock 'Musica Ribelle-La forza dell’amore', l’ispiratore dello spettacolo Eugenio Finardi e una serie di protagonisti e testimoni della musica degli anni '70, come Franco Mussida. «La musica ribelle non è solo quella canzone, è un atteggiamento che avevamo in un collettivo che comprendeva la PFM, gli Area, i miei musicisti: eravamo un’anima unica», racconta Finardi, tornando sul palco dove il 29 settembre era salito commosso per salutare la platea gremita in occasione della prima. «Oggi c'è chi fa musica ribelle, ma forse non tanto i cantautori, credo anche per paura, con temi talmente grossi da affrontare. Però mi fa un po' tristezza quando parlano di piccole cose - aggiunge Finardi -. Piuttosto sono i rapper, anche se si perdono nelle leggi del capitalismo e finiscono a farsi la guerra tra di loro!». Proprio un rapper ha preso parte all’incontro, Kiave: "L'hip-hop è ribellione perché ha proiettato ragazzi del ghetto che non avevano niente verso qualcosa di creativo: il suo miracolo è aver permesso loro di gridare al mondo 'Io esisto'», ha detto l’artista cosentino. «La ribellione oggi è essere se stessi», dicono all’unisono la cantautrice L’Aura e l’attore del cast Massimo Olcese, che avverte i giovani studenti universitari e allievi dell’accademia del musical MTS sul pericolo dell’autocensura. Un punto di vista che riecheggia nelle parole di Finardi: "Ora c'è una censura sottilissima, difficile da battere: il mio disco fu completamente censurato dalla Rai, il che fu anche una pubblicità pazzesca. Oggi ti dicono che sei un pò fuori mercato, non in linea con la loro playlist, e alla fine le radio non passano certe cose». 'Musica Ribelle-La forza dell’amore' sarà in scena al Teatro Nuovo di Milano fino a domenica 8 ottobre.