Lunedì 23 Dicembre 2024

Oscar della tv, gala a Los Angeles: delusione per Sorrentino e il Trono di Spade

Fonte Ansa

LOS ANGELES. The Handmaid’s Tale è il grande vincitore di questa 69ma edizione degli Emmy Awards, i premi che ogni anno a settembre decretano il meglio della produzione del piccolo schermo, che sempre più filo da torcere sta dando al mondo delle grandi produzioni cinematografiche. Il racconto distopico prodotto da Hulu, una delle ormai numerose piattaforme digitali che hanno moltiplicato quantità e qualità delle produzioni televisive degli ultimi anni, ha vinto moltissimo. Sette Emmy: migliore serie drammatica, migliore attrice drammatica Elisabeth Moss, migliore attrice non protagonista Ann Dowd, migliore sceneggiatura, migliore regista, migliore attrice «guest star» , migliore design e fotografia. Era fra i favoriti ed ha vinto sbaragliando la concorrenza di serie acclamate come House of Cards, Better Call Saul e Westworld, che hanno deluso. Ha fatto bene invece, ancora una volta Veep, presenza costante agli Emmy da molti anni a questa parte: la comedy politica è risultata migliore serie brillante, mentre migliore attrice brillante si conferma Julia Louis-Dreyfus che entra nella storia per aver ottenuto il suo sesto Emmy consecutivo. La serie che quest’anno chiuderà i battenti, è al suo 18mo Emmy. Trionfo anche per Big Little Lies, la miniserie di HBO che racconta il subdolo mondo delle violenze domentiche e che vedeva nel doppio ruolo di produttrici e protagoniste Nicole Kidman e Reese Whiterspoon. Sei le statuette che si porta a casa, fra cui migliore miniserie, migliore attrice non protagonista, Laura Dern, migliore attore non protagonista, Alexander Skarsgård, migliore regia e migliore attrice protagonista, la favoritissima Nicole Kidman, che nel suo discorso di accettazione ha parlato dell’importanza di certe produzioni per fare passare al pubblico messaggi importanti come quello della lotta alla violenza domestica. Una vittoria importante è arrivata anche per This Is Us, produzione di uno dei pochi canali generalisti usciti vincenti dalla serata, NBC (in Italia è trasmesso da Fox Life): Sterling K, Brown ha vinto il premio al migliore attore drammatico. La sua vittoria era nell’aria ma ha comunque battuto mostri sacri come Kevin Spacey per House of Cards, candidato da molti anni e sempre uscito deluso dalla serata degli Emmy, e Anthony Hopkins per Westworld. Anche Riz Amed, protagonista della miniserie The Night of ha sbaragliato la concorrenza di mostri sacri come Robert De Niro e Geoffrey Rush nella categoria dedicata alle serie limitate. Molte battute scherzose sono state rivolte al presidente degli Stati Uniti Donald Trump ma l’unico discorso davvero esplosivo nei confronti del presidente repubblicano è stato quello proposto da tre veterane come Dolly Parton, Jane Fonda e Lily Tomlin che, salite insieme sul palco degli Emmy, hanno ricordato il film «Dalle 5 alle 9» in chi avevano recitato insieme, nel 1980. «Allora ci siamo rifiutate di essere guidate da un sessista, egoista, bugiardo ipocrita e bigotto - hanno detto riferendosi al protagonista maschile del film di allora - e nel 2017 ci rifiutiamo ancora una volta di essere guidate da un sessista, egoista, bugiardo ipocrita e bigotto». Quasi a inizio serata Alec Baldwin aveva vinto un Emmy per la sua interpretazione di Trump nel Saturday Night Live. «E' il caso di dire finalmente», ha detto Baldwin, riferendosi al fatto che Trump, quello vero, era stato candidato in passato tre volte, senza mai vincere, per il suo The Apprentice. «Mr. President, questo è per te», ha scherzato Baldwin. Steven Colbert, il presentatore della serata, nel suo monologo iniziale aveva espresso un dubbio: «Se Trump avesse vinto almeno uno di quei tre Emmy, magari non si sarebbe candidato alle Presidenziali». Gli Emmy Awards 2017 insomma sono stati caratterizzati da una grande componente politica, più pronta alla battuta di spirito che alla protesta a gran voce, come era successo lo scorso anno quando il cast di Stranger Things aveva contestato con veemenza l’allora candidato repubblicano. Una nota dolente infine per l’Italia: The Young Pope, la miniserie di Paolo Sorrentino candidata per la migliore fotografia e per il design non ha vinto nessuno dei premi a cui era candidato.

leggi l'articolo completo