ROMA. Le donne sempre al centro, per raccontarle, aiutarle, mostrarne il cambiamento ma soprattutto ''per dare loro voce".
Così Barbara De Rossi torna sul palcoscenico, l’8 agosto ai Solisti del teatro a Roma, con ''Coro di donna e uomo" (anteprima il 5 a Calvi dell’Umbria e il 6 a Baschi-TR), recital scritto da Gianni Guardigli e interpretato insieme a Francesco Branchetti che ne firma anche la regia. In attesa di riprendere il suo viaggio tra i casi di cronaca nera de «Il terzo indizio», al via con una seconda edizione «a metà settembre», sempre su Rete4.
«Con Branchetti, con cui a gennaio riprenderò anche la tournée de «Il bacio» - racconta l’attrice - volevamo affrontare delle letture che avessero un 'significatò. Ne è nato un testo che è un vero coro di voci, diverse per epoche, luoghi, sentimenti, e che costituiscono le basi di quello che siamo oggi». Un viaggio «attraverso le grida di dolore, le richieste di giustizia e pietà, le preghiere a Dio» in cui le donne di «ieri» cominciano ad alzare la voce nelle pagine della mitologia greca. Prima Fedra e poi Andromaca che cantano le dolenti note di un destino infausto e sprezzante, che ha scaraventato le loro sensibilità nel tunnel dell’impotenza. E poi le mistiche del Medioevo a confronto con il trascendente. Lady Macbeth, che presenta con la potenza della disperazione il suo progetto criminale per affondare le unghie sul potere. Fino alle eroine impotenti dei giorni nostri.
«Donne che sento molto vicine - prosegue la De Rossi - Come Saida che ha vissuto la guerra civile in Algeria e si rivolge a un Dio che non ha permesso di salvare i suoi figli bambini. E Abla, madre palestinese alla fine della seconda guerra mondiale ha la premonizione di quello che potrà accadere quando i figli del suo popolo si vestiranno di tritolo», morendo e provocando bagni di sangue innocente. «Gli uomini - dice - sono un contrappunto di questo affresco, con il loro punto di vista e sensibilità diversi».
Come Fritz, sedicente postino di Hitler, e la sua personale visione degli ultimi momenti della Seconda Guerra Mondiale. O Mohamed, marito di Saida, di fronte al cadavere del figlio. Un modo anche per recuperare quella ''tradizione di grandi personaggi che il nostro teatro sta un pò perdendo. Ricordo - dice la De Rossi - quando andavo a vedere gli spettacoli da bambina: i ruoli, soprattutto femminili, erano molto più potenti. Questo testo vuole in qualche modo ritrovare le radici di quel teatro che può esprimere cose di grande sostanza».
Ed è anche un nuovo tassello di «un percorso personale in difesa delle donne di cui sono molto soddisfatta, iniziato nel '98 con l’Associazione Salva Mamme». Ne fanno parte anche la sua partecipazione quest’inverno a «Selfie» su Canale 5, dove racconta, «ho avuto modo di aiutare donne anche in percorsi piuttosto dolorosi».
E «Il terzo indizio», che tornerà «a metà settembre con sei nuove puntate» per altrettanti casi ancora rigorosamente top secret. «Ma sempre arrivati fino al terzo grado di giudizio. E sempre con il rigore di essere sotto una testata giornalistica».
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